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Matrimoni a Villa Delle Rose, tagli ai musei, dinamiche di privatizzazione: la denuncia dei Cobas

Geschrieben von Salvatore Papa il 19 Februar 2025

Il Piano Strategico Integrato del Settore Musei Civici di Bologna presentato il 3 febbraio scorso non è piaciuto ai lavoratori e alle lavoratrici del Comune di Bologna che tornano in stato di agitazione sindacale. La denuncia arriva dai Cobas che hanno presentato oggi un lungo dossier in cui si elencano le criticità e i rischi. Secondo il sindacato, infatti, il piano punterebbe a una graduale privatizzazione dei servizi museali con un ruolo sempre più importante della Fondazione Bologna Welcome, un drastico taglio dei servizi didattici e, nonostante questo, un lauto finanziamento per un board strategico composto da esperti esterni.

Il piano, redatto dall’esperto di economia della cultura Pier Luigi Sacco e costato circa 130.000 euro, è stato presentato dal Comune come un progetto ‚ambizioso‘, „che contribuisce al posizionamento dei musei nella città, partendo da alcune sfide sistemiche che sono i macro obiettivi del piano: l’attivazione civica, la salute pubblica, la finanza sostenibile e un turismo culturale smart„. Tuttavia, i lavoratori denunciano slogan vuoti e il mancato ascolto delle criticità del settore.

Uno dei nodi principali è il sottodimensionamento del personale. È, infatti, il Comune stesso ad ammettere che servirebbero tra 39 e 74 unità per integrare i 113 dipendenti attuali, ma le assunzioni restano bloccate. E questo significa ulteriore pressione su un organico già ridotto, che viene talvolta scaricata su personale precario che arriva dagli appalti o addirittura dal servizio civile.

Particolare attenzione va rivolta poi all’affidamento di servizi museali alla Fondazione Bologna Welcome, inclusi bookshop, caffetterie, biglietterie, fino alla creazione di pacchetti promozionali con visite esclusive o catering per “rendere le location dei musei più attraenti per eventi speciali” e all’affitto di Villa delle Rose “per eventi privati e matrimoni”.

Non è ovviamente un caso, aggiungiamo noi, che a Bologna Welcome, definita dai Cobas un „gigante con i piedi di argilla“, sia stata affidata la gestione completa di Palazzo Pepoli che in futuro dovrebbe ospitare il Museo Morandi, nonostante attualmente non sia presente nemmeno un dipendente pubblico, ma solo personale della fondazione stessa. Un modello che potrebbe venire riproposto anche nei nuovi musei  annunciati (Museo dei bambini al Pilastro, Museo delle case popolari in Bolognina e il Polo della Memoria democratica) visto il blocco delle assunzioni.

In generale, ipotizza il sindacato, tutto farebbe pensare alla nascita di una futura Fondazione Musei privata „magari da accorpare alla di(s)messa Genus Bononiae – sulla scorta di quelle che ultimamente il Comune sta facendo nascere come funghi, dall’accorpamento della privata Rusconi con FIU e Ghigi alla Fondazione Museo di Ustica, fino alla recente Fondazione per l’Abitare“.

La preoccupazione dei Cobas riguarda anche il calo delle entrate correnti: contrariamente all’annunciato aumento del +27,9% delle risorse previste nella bozza del Piano, nell’arco di soli tre anni (dal 2025 al 2027) ci sarebbe un calo delle entrate di ben 1.850.000 €, il tutto nonostante un aumento degli incassi di biglietteria di più di 100.000 €, frutto del boom di ingressi nei musei di quest’anno.

Particolarmente allarmante, secondo il sindacato, è poi il drastico taglio ai servizi didattici, che passerebbero dagli 843.000 euro del 2025 (garantiti da fondi PON) a soli 38.780 euro nel 2027: „un -95,5% che azzererebbe le attività educative per gli oltre 150.000 studenti che ogni anno frequentano i musei bolognesi, con l’ovvia conseguenza che l’accesso a cultura e patrimonio sarà garantito solo alle scuole e alle famiglie che se lo potranno permettere“. Alla faccia di quella che è stata annunciata come la grande innovazione del Piano, ovvero la Prescrizione Culturale all’interno dei Musei Civici e che dovrebbe riconoscere il valore della cultura come „strumento di benessere psicofisico“.

Nonostante la mancanza di fondi per il personale e i servizi educativi, il Piano prevede però 707.000 euro in cinque anni per la creazione di un board strategico che oltre che dai Direttori dei musei e da funzionari del Comune “sarà composto da un pool di esperti esterni con competenze multidisciplinari, con il compito di supervisionare la realizzazione del piano strategico”. Tra i compiti del board anche il fundraising, ovvero la ricerca di finanziamenti privati per garantire la sostenibilità del settore culturale. Ovvero il mantra del modello misto pubblico/privato.

Grande spazio durante la presentazione del Piano è stato poi dedicato ai progetti pilota i quali, però „nonostante i nomi impegnativi come Digital library, Fab Lab, Edit-a-thon, Phygital Diplomacy, Design for All, Pre-text, Board Giovani, storytelling con personaggi virtuali per ogni museo […] presentano piani di spesa molto poco significativi in termini assoluti”. Per questo, continua il dossier, „i lavoratori denunciano una politica di attività culturali a costo zero (o quasi), che distruggerà inevitabilmente l’accessibilità e la capillare diffusione raggiunta dai servizi educativi museali negli ultimi anni“.

„Nonostante le ripetute richieste di poter visionare la bozza definitiva – conclude il sindacato -, in due settimane l’Amministrazione comunale ha deciso di non rispondere  e di apertura di un confronto avanzate dai lavoratori e dalla RSU. Come COBAS prendiamo atto di questa mancanza di dialogo e di fronte alle prospettive incerte per il futuro del settore museale e ribadiamo l’impegno preso dall’intera RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria, ndr) e deciso dai lavoratori riuniti in assemblea il 12 luglio, di proclamare lo stato di agitazione per tutto il Settore Musei Civici e l’intero Dipartimento Cultura del Comune di Bologna“.