Si chiama „Strade Aperte a Bologna“ ed è la petizione partita da un gruppo di associazioni, docenti e architetti per chiedere all’Amministrazione comunale la transizione verso una città sostenibile attraverso una serie di misure emergenziali da testare durante l’estate, con l’obiettivo di creare nuovi spazi in prospettiva permanenti di socialità, relazione, gioco e cultura, ma anche nuove occasioni per il tessuto commerciale di vicinato della città.
„Abbiamo bisogno – si legge – di nuovi spazi di vita: le settimane di lockdown ci hanno fatto vivere una città libera dalle auto e dai loro odori, permettendoci, se lo volevamo, di camminare in mezzo alla strada. Godere ogni centimetro della città è migliorare la qualità delle nostre vite, oggi schiacciata tra il necessario distanziamento fisico e la crescita del traffico che ci toglie spazio“.
“Strade aperte” propone e chiede quindi:
- Sperimentazioni d’uso dello spazio pubblico, con allestimenti anche temporanei con bassi costi e bassi rischi, per avere nuovi luoghi di incontro e di economia di prossimità;
- Il centro fuoriporta: nuove piazze pedonali in ogni quartiere, per offrire alla comunità locale spazi sicuri per la socializzazione ed eventi culturali;
- Strade residenziali condivise, ovvero priorità alle persone rispetto ai veicoli a partire dalla evoluzione delle zone 30 esistenti in “zone residenziali”, dove i bambini possano giocare come una volta e i pedoni possano camminare sicuri;
- T-weeks: l’estensione dei T-days tutti i giorni della settimana per l’estate e l’abbassamento della velocità a 20 km/h nelle vie secondarie del centro storico, con precedenza a pedoni, ciclisti e micro-mobilità elettrica.