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Plug Radio sotto il fuoco incrociato di vicini e municipale: «vogliono farci fuori»

Geschrieben von Salvatore Papa il 16 Januar 2025

The Plug Radio

È uno dei pochi punti di riferimento rimasti in centro per la scena elettronica underground. Underground per davvero, visto che si trova in un piano interrato (oltre a un piano terra dedicato alle esposizioni d’arte e altre attività) di via Cartoleria 4/A, dove una piccola sala ospita dal dicembre del 2022 dj e musicisti locali e internazionali per sessioni audio aperte a poche decine di persone che vengono registrate e mandate in diretta sui canali social. Da quand’è nata, Plug Radio è diventata, quindi, una tappa fissa e pre-serata per molti e molte producer che suonano a Bologna, ma, purtroppo, anche il principale bersaglio della crociata del proprio condominio, che – secondo quanto racconta uno dei fondatori, Mario Fiore – non ne ha mai accettato la presenza.

«Prima di noi – racconta Fiore – c’era una copisteria, quindi i condomini non erano certamente abituati al viavai serale di persone e giovani, cosa che abbiamo compreso sin da subito. E, infatti, ci siamo messi a disposizione per limitare al massimo l’impatto acustico, isolando l’ambiente il più possibile e proponendo più volte di fare le rilevazioni audiometriche anche con un tecnico di loro fiducia. Abbiamo però da sempre incontrato un muro e le uniche risposte ci sono arrivate tramite avvocati e l’invio costante della municipale».

Che i club in centro non siano più ben accetti è chiaro da tempo, visto che praticamente tutti hanno chiuso, ma nella vicenda di Plug il processo di estromissione sembra ancora più chiaro.

«Premesso che siamo un’associazione culturale e che il nostro scopo sin dal principio non era lucrare, ma dotarci di uno spazio da mettere a disposizione della nostra passione personale che è la musica – qui tutti abbiamo altri lavori – siamo partiti con l’idea di fare un’attività di medio-clubbing, restando aperti fino all’1 di notte e mettendoci nelle condizioni di non dar fastidio a nessuno. Tutta la buona volontà e il denaro che abbiamo speso (parliamo di oltre 100mila euro) non sono però bastati. Ad ogni intervento della Polizia Municipale è corrisposta, infatti, una multa; ogni volta per un motivo e un cavillo diverso, che si trattasse di somministrazione, autorizzazioni, volumi o assembramenti – tipo le 400 euro di verbale perché secondo loro alcune persone impedivano il passaggio sotto i portici. Tutte questioni soggette praticamente a libera interpretazione che però hanno avuto l’effetto di bloccarci l’attività a più riprese. Perché in Italia, dopo ogni sanzione, prima di ricominciare, bisogna comunque difendersi e dimostrare il contrario. Di certo non potevamo permetterci di volta ricorso al TAR, perché i tempi si sarebbero dilungati troppo, quindi abbiamo sempre abbassato la testa, abbiamo pagato e ci siamo adeguati. Ma è come una macchina del fango che ha i suoi effetti perché ti toglie energie fino allo sfinimento. Eppure non ci siamo dati per vinti».

All’inizio di settembre scorso, l‘ArpaE effettua una nuova rilevazione acustica nei locali di Plug, certificando però che – a differenza dei valori rilevati pochi mesi prima – le emissioni non sono più in regola, sospendendo perciò così i cosiddetti „intrattenimenti musicali“ dopo le 22.

Il sequestro delle casse da computer

«Abbiamo da subito ottemperato all’ordinanza – spiega Fiore – e per tenere un sottofondo musicale dopo le 22 abbiamo fatto quello che indica il Comune sul suo sito Iperbole, ovvero comprato delle casse da computer che non superano i 20 watt. Il 4 ottobre abbiamo, quindi, riaperto e la sera stessa, dopo le 22, sono arrivati otto agenti della Polizia Municipale che, in maniera del tutto soggettiva, hanno deciso che quella musica con quelle 5 persone in sala costituivano un intrattenimento musicale, quindi che stavamo violando l’ordinanza. Ovvero prima denuncia penale per me, per non aver rispettato il provvedimento dell’autorità. Stessa cosa è successa sabato scorso, 11 gennaio: sono arrivati e ci hanno fatto un’altra multa per disturbo della quiete pubblica, perché hanno percepito il rumore di quelle stesse casse da computer dalla bocca di lupo, cioè l’apertura che sta su strada per far passare l’aria, quindi fuori dal circolo. Ovvero: seconda denuncia penale per me e sequestro delle casse. È surreale e questa cosa non è accettabile».

«Questa è pura attività di mobbing – aggiunge Fiore amareggiato -, la municipale viene scomodata settimanalmente per un’attività come la nostra che è realmente culturale e non speculativa, mentre a pochi metri da noi succede di tutto. Non abbiamo mai chiesto soldi a nessuno, abbiamo investito risorse nostre per fare quello che amiamo e in sinergia con altre associazioni, con l’obiettivo di dare spazio anche alle realtà più piccole, e questo è il modo in cui siamo ripagati. Abbiamo provato ad adeguarci in tutti i modi, ci siamo limitati a stare aperti solo fino alle 22 e abbiamo spostato il resto in altri club, ma non è servito nemmeno questo. Abbiamo parlato con la vicesindaca Clancy che ha la delega all’economia della Notte che si è detta disponibile a trovare una soluzione, ma quello che ci sembra evidente è che, nonostante la sua buona volontà, c’è un pezzo più grande di questa città che oppone resistenza, una resistenza molto forte basata sulla burocrazia e sulla tecnica dello sfinimento e che, alla fine, nei fatti vincono loro».

«Questa vicenda – conclude – non riguarda solo noi: è il sintomo di una deculturalizzazione più ampia. Tutto ciò che non rientra nella ristorazione o nel turismo “mordi e fuggi” viene progressivamente ostacolato. Plug Radio resiste, rispettando le regole ma senza arretrare di fronte agli abusi. Invitiamo tutte le realtà culturali indipendenti, gli artisti, le associazioni e i cittadini a contattarci per costruire insieme un fronte comune e manifestare il nostro dissenso molto presto.»