Ad could not be loaded.

POST-IT di dicembre: cosa vedere a teatro a Bologna

Geschrieben von Valentina Scocca il 1 Dezember 2025

Ula Sickle: RELAY

Dicembre ci regala un’intensa e stimolante programmazione, che si muove tra performance, arti visive, progetti site-specific, drammaturgia contemporanea, danza, musica, teatro civile e di ricerca – uno sguardo attento ed eclettico sulla contemporaneità, che viene indagata con strumenti e linguaggi diversi.

Ecco alcuni consigli su cosa andare a vedere a teatro questo mese.

 

Da lunedì 1 a venerdì 5 dicembre, Arena del Sole
Teatro
di Cucolo/Bosetti

Teatro, progetto site-specific, performance itinerante e immersiva, è un’installazione in movimento ideata da Cuocolo/Bosetti, alla scoperta delle stanze nascoste degli edifici teatrali: una riflessione intima e collettiva sul senso e sul tempo del Teatro.
Lo spettacolo, pensato per gli edifici teatrali della tradizione, si interroga sulla loro natura: ogni spazio dell’edificio teatro acquista una tensione narrativa, il tempo stesso si fa narrativo e quindi significativo.
La pièce è parte di un ciclo di itinerari performativi basati sull’intreccio verità e fiction: un’impronta autoriale tipica del duo, i cui allestimenti sono pensati come “trappole di realtà” in cui arte e vita, attore e personaggio si sovrappongono. Teatro è un atto di resistenza interiore.

 

Da mercoledì 3 a domenica 7 dicembre, Arena del Sole
A Visual Diary. A Journey into the 1980s New York Queer Art Scene
di Fabio Cherstich


A Visual Diary è un viaggio nella memoria di una comunità dimenticata, che riporta alla luce storie, volti e voci della scena queer newyorchese degli anni ottanta.
Attraverso un archivio di materiali in gran parte inediti, il regista e scenografo Fabio Cherstich ricostruisce le esistenze di tre artisti underground – Patrick Angus, Larry Stanton e Darrell Ellis – uomini che hanno trovato nell’arte uno spazio di espressione e resistenza, ma che sono stati travolti dall’epidemia di AIDS e dall’invisibilità sociale.  Un progetto artistico tra teatro, arte visiva e narrazione che restituisce voce a luoghi e storie dimenticate, un atto di riscoperta e testimonianza che intreccia documenti d’epoca, interviste, immagini e materiali audiovisivi in una riflessione sulla memoria collettiva, sulla relazione tra arte e identità, sul diritto alla visibilità e alla rappresentazione, sulle disuguaglianze sociali e sessuali.

 

Mercoledì 3 e giovedì 4 dicembre, Teatro Dell’Argine
Affogo
di Dino Lopardo

Affogo è un monologo polifonico scritto da Dino Lopardo, che fa parte di un progetto più ampio, la Trilogia dell’odio (Affogo, Rigetto, Cesso). Affogo è un’indagine scenica su diversi temi: solitudine, genere, identità, rapporti familiari, odio, società corrotta, bullismo.
Nicholas, il protagonista, vive un disagio per un trauma subito nel passato. Vive in casa con degli zii ottusi e dalla mentalità provinciale e sin da bambino conserva un sogno nel cassetto: diventare campione di nuoto, nonostante abbia il terrore dell’acqua.
Nicholas esibisce la propria immoralità e una sgradevole visione del mondo attraverso un linguaggio denso di suoni arcaici e di slang dialettale.
Affogo è un monologo potente e disturbante che alterna umorismo scorretto e profondità emotiva in un viaggio tra violenza e desiderio di riscatto.

 

Giovedì 4 dicembre, Salone Banca di Bologna di Palazzo de’ Toschi
RELAY
di Ula Sickle

Giovedi 4 dicembre 2025 dalle 18 alle 23 Xing presenta RELAY, una durational performance della coreografa canadese Ula Sickle. In RELAY, performance coreografata da Ula Sickle, una bandiera nera fluttua in aria, tenuta perennemente in movimento dai performer per cinque ore consecutive, genera al contempo suono e coreografia. Presentata come un’unica azione continua, RELAY si ispira alle numerose proteste che si svolgono in tutto il mondo e in particolare alle marce polacche in difesa dei diritti delle donne chiamate „Czarny Protest“ (protesta nera). La bandiera nera non può essere collegata a una battaglia in particolare: sfugge a facili interpretazioni. Il gruppo di diversi performer riuniti dalla coreografa si alternano in una prova di resistenza. I loro movimenti oscillano tra inerzia e speranza, resistenza e impotenza. Ognuno di loro si assume individualmente la responsabilità di mantenere la bandiera in movimento, ma è lo sforzo collettivo che rende RELAY un lavoro dalla decisa valenza simbolica. Come è ancora possibile la resistenza in un sistema che è riuscito a incorporare ogni forma di opposizione? Quale azione individuale e collettiva ci rimane?
RELAY è accompagnata dal vivo dall’artista audiovisivo Ofer Smilansky, seguendo il sound design originale composto dal musicista Yann Leguay, utilizzando luci stroboscopiche amplificate che producono sia il suono che la luce.

 

Da venerdì 5 a domenica 7 dicembre, Teatro Celebrazioni
Ciarlatani
di Pablo Remon, con Silvio Orlando

Ciarlatani, è una divertente e corrosiva commedia sul mondo dello spettacolo, scritta e diretta dal drammaturgo e regista spagnolo Pablo Remon, con protagonista Silvio Orlando.
Ciarlatani è una commedia sulle aspirazioni, le idiosincrasie, le virtù e le miserie del mondo del teatro e del cinema. Racconta due storie che si trasformano in ogni istante, dove quattro attori viaggiano attraverso decine di personaggi, in spazi e tempi diversi, costruendo una satira geniale e coinvolgente sul mondo dello spettacolo, ma è anche una riflessione autoironica sul successo, sul fallimento e sui ruoli che si recitano, dentro e fuori la finzione.

 

Sabato 6 dicembre, LabOratorio San Filippo Neri
Canto d’acqua

di&con Cristiano Godano e Telmo Pievani

Per raccontare la crisi ambientale bisogna convocare linguaggi nuovi e mescolarli, in Canto dell’acqua la narrazione scientifica si ibrida con la musica e la poesia: Cristiano Godano e Telmo Pievani uniscono arte e scienza nella loro laica preghiera per l’acqua.
Canto dell’acqua è un lavoro che alterna preoccupazione e speranze, perché è proprio nell’acqua che potremo trovare, se avremo lungimiranza, soluzioni ardite: energie rinnovabili, comunità solidali, aree marine protette e santuari della biodiversità, nuove tecnologie.
Le grandi civiltà sono nate sull’acqua fluviale e consideravano l’acqua “sacra” proprio perché ambivalente e stupefacente, imprevedibile nutrice: perché porta la vita e la morte, al contempo.
Chi ce la farà e chi non ce la farà. Quanto è importante la narrazione per farci cogliere da una vera emozione?

 

Giovedì 11 dicembre, AtelierSì
Oh, Spirito!
di Masque Teatro

Oh, Spirito! richiama un totemismo arcaico e rituale.
Ritorna così il concetto di “fantasmale”, non traccia di vita passata o di energia residua, bensì aura che trasfigura, che disegna cioè forme temibili per l’ordine del reale.
La figura è vita in movimento e non può essere vista unicamente nel suo modificarsi nel tempo e nello spazio, è fonte di una energia che si manifesta in un corpo: turba l’aria che l’attraversa ed introduce una quiete che tocca. La forza visionaria di Masque Teatro si esprime nel complesso dialogo che intesse tra il discorso filosofico, la creazione di prodigiose architetture sceniche e il fondamentale ruolo della figura.
“In attesa, ascolto. Scivolo su me stessa. Insieme, insieme al mio fantasma. Oh, spirito!”

 

Giovedì 11 dicembre, AtelierSì
Un frammento da Matrice – da Ana Mendieta

di Alessandra Cristiani

Un frammento da Matrice – da Ana Mendieta, è la prima tappa estratta dall’ultima TRILOGIA di Alessandra Cristiani, ispirata alla questione del linguaggio corporeo e l’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S.Moon: uno sguardo al femminile sul corpo, l’identità e la rappresentazione.
La questione del linguaggio corporeo nell’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S. Moon, è l’elemento figlio, lo sguardo declinato al femminile gettato sul contemporaneo.

La corporeità indaga criticamente il linguaggio d’arte come mezzo espressivo, sottopone a interrogazione l’artificio, il congegno, la rete, il recinto. Nella performance l’artista cerca una strategia esistenziale, una corporeità che radica e libera, la concretezza della sua lingua.

 

Giovedì 11 dicembre, Arena del Sole
Edifici. Vite che non demordono

di Laminarie
PRIMA ASSOLUTA

La nuova creazione di Laminarie è dedicata a chi interroga il tema dell’abitare: un edificio, una città, l’arte.
Attorno al concetto di casa, la compagnia Laminarie, guidata da Febo Del Zozzo e Bruna Gambarelli, costruisce la sua ultima creazione, un’indagine sulla relazione con i luoghi che si abitano e sulla condizione umana. «Prendiamo forma dagli spazi in cui viviamo avviamo consuetudini con gesti e oggetti. La casa è il luogo dove lasciare gli oggetti per poi ritrovarli. La casa è anche il luogo dove i gesti si ripetono. Quindi c’entra con il tempo che passa? Noi costruiamo case di cui siamo convinti di avere le chiavi, e quando la casa/mondo brucia cosa fai?» scrive la compagnia.
Ci sono vite che tengono fermo lo sguardo su questi interrogativi e sui luoghi che abitano: Edifici è uno spettacolo che scava nella complessità del presente.

 

Giovedì 11 dicembre, Teatro Duse
Il Gattopardo. Una storia incredibile

di Francesco Piccolo

Per celebrare i 70 anni della casa editrice Feltrinelli Francesco Piccolo, acuto scrittore e sceneggiatore, ripercorre la travagliata vicenda della pubblicazione del celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Il Gattopardo. Una storia incredibile è un’indagine culturale e sentimentale, un racconto appassionante e divertente che svela i retroscena di una delle vicende editoriali più affascinanti del Novecento, fatta di rifiuti editoriali, polemiche ideologiche, incomprensioni, successo di pubblica e critica (vinse il Premio Strega nel 1959) e della controversa trasposizione cinematografica firmata da Luchino Visconti.
Un legame profondo e indissolubile, infatti, unisce le due opere, il libro e il film – anch’esso segnato da una difficile sorte. Un rapporto complesso, a tratti controverso, che ha contribuito a rendere Il Gattopardo un classico intramontabile, capace di attraversare le epoche.

 

Da venerdì 12 a domenica 14 dicembre, Arena del Sole
“temporale {a lesbian tragedy}”
di e con Silvia Calderoni / Ilenia Caleo

“temporale”, nuovo progetto performativo firmato da Silvia Calderoli e Ilenia Caleo, esplora l’inquietudine del tempo presente e lavora sulla possibilità di spazializzare le emozioni, trasformandole in movimenti, ambienti, perturbazioni atmosferiche.
È un’indagine scenica ad alta intensità emotiva: malinconia, stupore, sconforto, spaesamento diventano materia drammaturgica e paesaggio interiore.
La drammaturgia infatti si compone di movimenti emotivi e meteorologie. temporale è una ricerca continua di transizioni, di spostamenti.
Lo spettacolo si muove tra “sonetti della disperazione” e visioni disturbanti ispirate alle backrooms, luoghi digitali surreali e inquietanti che evocano un senso di estraneità e nostalgia.
Un’estetica fatta di moquette umide, luci al neon, stanze infinite, dove “è accaduto qualcosa, ma non sappiamo cosa”.

 

Martedì 16 dicembre, P420
HIGH GEAR
di Kidows Kim

Martedi 16 dicembre 2025 alle 19.30 Xing presenta, presso P420 in Via Azzo Gardino 9, Bologna, High Gear, una performance dell’artista sud-coreano Kidows Kim, per la prima volta in Italia. Il lavoro di Kidows Kim è intriso di ‘Monstrarchaeology’, approccio che consiste nello scavare forme organiche ambigue che vagano tra il figurativo e l’astratto, attingendo a memorie collettive, esperienze intime, di genere, sociali e politiche. Utilizzando questo metodo, attraverso la distorsione del corpo umano normativo, della voce e degli oggetti quotidiani, esplora la mostruosità che emerge dalla decostruzione delle idee dominanti nell’inconscio collettivo. High Gear è un solo che esplora una serie di figure corporee provenienti da ricordi personali parassitati da immagini tratte dal mondo dei manga alternativi. Attraverso un vero e proprio scavo, l’artista interroga un ciclo incessante di produzione, consumo e reincarnazione. Piuttosto che riprodurre degli schemi, la figura che è in scena cerca di sovvertirne i meccanismi, interrompendone la replicazione per liberarsi dalla loro presa.

 

Giovedì 18 e venerdì 19 dicembre, Arena del Sole
La città dei vivi
di Ivonne Capece/Nicola Lagioia

La città dei vivi , nuova creazione della regista e digital artist Ivonne Capece, tratto dal celebre romanzo di Nicola Lagioia, si interroga sul confine tra narrazione e realtà, esigenza artistica e ossessione esistenziale, mostruosità e quotidiano. Un delitto brutale e inspiegabile, un fatto di cronaca raccontato da Nicola Lagioia, un’inchiesta narrativa che nella visione di Ivonne Capece si trasforma in un’indagine teatrale sui lati oscuri e indicibili dell’umano: linguaggi digitali, performance dal vivo e attori virtuali compongono un’architettura scenica simbolica. Non è la cronaca di un delitto, ma il riflesso di un’autopsia interiore, in cui l’artista si espone al vortice emotivo che lo lega alla sua città e al suo stesso impulso di raccontare.
Roma, con il suo caos, l’indifferenza e la magnificenza, non è uno sfondo ma una forza che modella il dolore e la scrittura. Fare arte significa misurarsi con un abisso, senza la certezza di uscirne indenni.
«La città dei vivi non turba perché descrive persone troppo lontane da noi, ma perché rischia di farci sentire troppo simili agli assassini». (Yvonne Capece)