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Quando Ambrogio Vitali era un Dodo e il cielo cadde sulla terra

Geschrieben von Andrea Ruggeri il 7 November 2025

Bologna Settembre 1977, aula di Lettere. Incursione molesta dei Dodo all’assemblea di Zut. Sulla destra, Ambrogio Vitali

Il 4 novembre scorso ci ha lasciati Giancarlo “Ambrogio” Vitali, giornalista, fotografo e regista, figura centrale della scena culturale bolognese. Tra i fondatori di Radio Alice nel 1976 e di OrfeoTV nel 2001, la prima tv di strada, Vitali fu anche uno dei Dodo Brothers, un gruppo di „videoteppisti“ che dal 1977 al 1978 armati di videotape filmarono la rivolta giovanile con un linguaggio lontano dal cinema militante e un'“ironia molto seria“ (tutti i loro video sono oggi conservati nell’archivio della Cineteca). Uno dei Dodo era Andrea Ruggeri, che oggi ricorda „Ambro“ così.


Io e Ambro non eravamo mai d’accordo su niente ma proprio niente, eravamo due superboni persuasi di essere così intelligenti che un giorno gli alieni ci avrebbero scelti come loro emissari sulla terra. Eppure in tre anni di scazzi dal 1977 al 1979 abbiamo messo in pista un bel popò di roba, perlopiù il racconto senza interruzioni della vita nostra e dei nostri consimili, centinaia di ore di immagini video, un flusso ininterrotto chiamato Dodo Brothers che si autodefiniva MaoDadaDandy (eravamo un po’ scemetti ma ci sta). Il nome veniva dal Dodo l’uccello estinto, già anticipava che a noi videorivoltosi toccava vita breve. Tutto questo culminò in Ciao Mamma Ciao Papà il “video ufficiale” del movimento del 77: iniziava con Ambro dentro Radio Alice devastata dalla polizia che da un abbaino scappava via etere. Durante la fuga la voce fuoricampo del terzo Dodo Luciano Capelli narrava le gesta di un giovane popolo perseguitato, robetta epica che girai in uno stato confusionale, condizione normale in quei tempi. Noi tre eravamo coetanei, 26 anni, Luciano era più saggio e riuscì a tenerci insieme anche grazie ad uno un po’ più vecchio di noi che il video lo sapeva maneggiare assai meglio dei Dodo. Ci dette una rapida svezzata, si chiamava Alberto Grifi ed era un genio, ci convinse: eravamo assai meglio di quanto immaginassimo.

Momento di quiete

Era quella l’epoca del collettivismo creativo e i tre Dodo divennero sei, nove, trenta, divennero Dodo un sacco di esseri talentuosi che piovevano da Bologna, Milano, Roma, eravamo diventati una piccola confraternita di videorivoltosi che si accattava strada facendo, tutti maschi. Le ragazze tutte femministe avevano altro per la testa, eppoi ci scrutavano con sospetto, fanculo maschietti narcisisti videoteppisti. Solo Marzia, che era hippie e faceva ogni tanto la fidanzata di Luciano, ci allietava con comparsate nei video, intervistatrice braverrima (il disegno qui sotto che vedete è suo, lei sapeva come stavano le cose…).

I Dodo nel disegnino di Marzia

Poi ciascuno per la sua strada, negli anni 80 ci siamo persi, Ambro è rimasto a Bologna nel pubblico impiego, io e Luciano siamo emigrati a Milano e in Costa Rica nel libero professionismo desperado. Nel tempo che seguì qualche volta ho sentito Ambro e come sempre non eravamo d’accordo su niente, ma è sempre stato questo il bello, perché mai si doveva essere d’accordo su qualcosa per ritrovarsi. Poi gli alieni si sono stufati dei nostri scazzi e hanno prescritto che donassimo i video dei Dodo agli archivi della Cineteca di Bologna. È stata l’unica volta in cui eravamo d’accordo su qualcosa. Già qualcosa no? 

Luciano è morto qualche anno fa, oggi anche tu te ne sei andato, ora sono l’unico Dodo rimasto dei Brothers, e anch’io non mi sento benissimo. Nell’ultimo miglio che mi resta caro Ambrogio cerca di perdonarmi per tutto, fatto sta che abbiamo lasciato qualcosa sulle gioventù di quegli anni, roba remota ma che non smette di pulsare.

Ciao ragazzo, ci vediamo su una stella a caso.