Manuel Oberholzer, in arte Feldermelder, è un performer e storico produttore musicale svizzero, attivo nel campo del sound design, live electronics e installazione multimediale. Lo intercettiamo a Venezia dove è protagonista, insieme a Tommaso Pandolfi (Furtherset) e Giovanni Dinello, del programma di residenza d’artista New Echo System, a cura di Enrico Bettinello e promosso da Pro Helvetia. L‘evento in programma venerdì offrirà al pubblico veneziano una formula performativa inedita ed è uno degli appuntamenti più interessanti per gli appassionati di musica elettronica offerti dal calendario autunnale. Un breve dialogo con l’artista che vi consentirà, come sempre, di arrivare preparati.
Com’è stato l’impatto con la realtà lagunare?
„Sono arrivato da circa una settimana a Venezia e il contesto di Palazzo Trevisan degli Ulivi è molto stimolante, sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista logistico: nel cuore del Palazzo abbiamo allestito uno studio con i nostri computer, sintetizzatori e amplificatori, ed è davvero comodo potersi spostare tra l’area che verrà utilizzata per la performance pubblica e gli ambienti „domestici“, privati, a qualsiasi ora del giorno e della notte senza soluzione di continuità. La modalità della residenza mi permette perciò di concentrarmi su un solo obiettivo, lavorando ad un’idea sonora per sviluppare le sue diverse declinazioni e potenziali percorsi, con la comodità di poterli testare immediatamente“.
Cosa ti lega ai tuoi, momentanei, compagni di palco? Come state lavorando?
„Condividere lo spazio con altri 2 artisti è sempre stimolante, e da quando la residenza è stata programmata abbiamo subito cominciato a scambiarci delle idee: sebbene non conoscessi Giovanni Dinello, con Tommaso Pandolfi (Furtherset) esisteva già una collaborazione perché ho prodotto alcuni dei suoi primi EP e il suo ultimo album nel 2020, „To Live Tenderly Anew“ attraverso OUS, la mia etichetta discografica. Fin dai primi lavori ho riconosciuto nella sua produzione un linguaggio ed una estetica molto personale e unica, e questa occasione ha permesso di rinnovare il nostro rapporto artistico e conoscerci meglio, confrontando in prima persona le nostre pratiche sonore e, nel caso poi di Giovanni, installative. In questi senso, la restituzione finale della residenza consiste nella presentazione dell’installazione sonora di Giovanni Dinello, a cui io e Tommaso Pandolfi abbiamo in parte contribuito attraverso dei suoni, delle „frasi“ estrapolate dai nostri loop, che Giovanni ha poi modulato e declinato nel suo lavoro, e nei 2 live-set elettronici in programma.
Il tuo set su cosa si basa?
„Il lavoro che sto sviluppando e che presenterò al pubblico venerdì è una riflessione su un particolare drone a cui sto lavorando dall’inizio della pandemia. A partire da questo tema sonoro, eseguirò delle improvvisazioni elettroniche riprodotte attraverso una diffusione multicanale, con l’obiettivo di creare una esperienza immersiva per il pubblico. Il titolo dell’evento finale, „The Lost Art Of Keeping A Secret“, si riferisce infatti in maniera diretta alle mie scelte e al mio percorso individuale: per più di dieci anni ho scelto di non esibirmi pubblicamente con il mio moniker e utilizzare invece altri alias per poter sviluppare pubblicamente collaborazioni nell’ambito della cultura contemporanea, riservando l’utilizzo di Feldermelder esclusivamente per il ruolo di produttore discografico. Non solo: la mia ricerca si sviluppa a partire da un nucleo sonoro elementare, un drone, a partire da cui elaborare, scomporre e destrutturare i molteplici livelli da cui è composto per restituire questa armonia stratificata di cui molto spesso non si è ascoltatori consapevoli, pur essendone segretamente circondati“.