Partiamo da un dato: le Gallerie dell’Accademia hanno ospitato tra l’8 e il 22 febbraio 3350 visitatori. Tanti? Pochi? Non importa: sono comunque un segnale. Ed è considerando questo numero, al quale si potrebbero eventualmente aggiungere le affluenze delle altre grandi strutture cittadine che hanno scelto di aprire con il ritorno del Veneto in zona gialla, che vogliamo presentare la manifestazione in programma per sabato prossimo, 27 febbraio, in campo San Bartolomio. Un fronte ampio di associazioni, collettivi e attivisti, chiede la riapertura dei Musei Civici e chiede soprattutto di lavorare per un nuovo modello di sviluppo dell’economia veneziana. Alla sfida globale della transizione ecologica, nelle città d’arte, si aggiunge forse un’ulteriore urgenza: il passaggio da un’economia del turismo a un’economia della cultura. Musei e spazi espositivi che aprono, altri che rimangono chiusi, altri ancora, nella fattispecie la Casa dei Tre Oci, che finiscono sul mercato dopo una triste gimkana di rivelazioni e smentite (approdando infine nelle mani dell’americano Berggruen Institute): Venezia sembra al bivio e le persone che scenderanno “in campo” sabato hanno le idee chiare su quale sia la direzione giusta. Lo scrivono in un appello alla cittadinanza che invita a liberare la città in “ostaggio del turismo”.
All’indignazione per la scelta di lasciare chiusi i Musei Civici, e ai classici “siluri” lanciati contro il suo “cda”, si accompagnano anche alcune proposte concrete: «La Fondazione che gestisce i Musei Civici ha dichiarato senza remore di essere disposta ad aprire solo in presenza di turisti in città» scrivono i promotori «Ciò accade nonostante numeri ed incassi (e relativi dividendi) costantemente in crescita nell’ultimo decennio. La decisione adottata, ovvero chiudere ogni museo e sospendere ogni attività – salvo una breve riapertura di pochi giorni in occasione di una temporanea presenza turistica – non solo priva i cittadini di servizi, ma espone a rischi la conservazione e interrompe la ricerca». Tra le richieste principali ci sono: «l’avvio di un tavolo istituzionale per discutere il futuro della Fondazione e dei musei, a favore di una nuova gestione che preveda inclusione e coinvolgimento della cittadinanza come principi fondamentali; istituzione di un tavolo con Comune, Ministero e parti sociali per costruire un piano di riforma strutturale dell’intero sistema culturale veneziano, superando la logica dell’asservimento al turismo, della frammentazione in fondazioni e del ricorso sistemico all’esternalizzazione, per passare invece ad un sistema organico che valorizzi la città, le professionalità e i servizi a prescindere dalla presenza o meno di turisti; istituzione di un assessorato alla Cultura del Comune di Venezia e in Regione Veneto; istituzione, con Regione e Ministero, di un reddito di base garantito almeno fino alla fine del 2022 per i lavoratori autonomi dei settori cultura e turismo, volta a procedere verso l’avvio incondizionato di un reddito di base per tutte e tutti; pianificazione, attivazione o conclusione di bandi per l’assegnazione in comodato gratuito di spazi comunali ad associazioni e soggetti attivi in ambito culturale». Queste le proposte che abbiamo giudicato più interessanti e fattibili, il documento completo si può consultare qui. A sottoscriverlo, finora sono state associazioni, comitati, gruppi informali, pagine facebook, partiti e sindacati: Mi Riconosci? sono un professionista dei beni culturali, Sale Docks, CUB Venezia, USB Lavoro Privato, ADL Cobas. Appuntamento alle 14.30, sabato.