Galeotta fu la pandemia. Da hobby per nonne, l’uncinetto è entrato di colpo anche nei cuori della generazione Z, prima come fenomeno di nicchia, poi assorbito in breve tempo dai brand della moda. Ma in quella terra di mezzo che passa dalle poltrone di casa alle passerelle dall’haute couture c’è ancora uno spazio tutto da esplorare.
È lì che si incontrano Pepe, Barbie, Elena e Martina, quattro giovanissime amiche divise tra tra Bologna, Milano e Torino, ma unite dalla comune passione per l’uncinetto. Da semplice passatempo personale il lavoro a maglia è diventato per loro un veicolo d’espressione libera in uno spazio sicuro che hanno scelto di chiamare Crookie. Presenza fissa di molti mercatini delle autoproduzioni, Crookie oggi viaggia con disinvoltura nella società fluida mostrando il culo a chi preferirebbe incasellare tutto.
Chi siete, cosa fate, dove andate?
Probabilmente la domanda più semplice e complessa di tutte. Facciamo molta fatica a rientrare in una categoria e tuttora quando ci viene chiesto cos’è Crookie non è facile a dare una risposta unica. Non ci piace definirci un brand perché ci sono molte cose nel mondo della moda da cui vogliamo prendere le distanze, anche perché vendere i nostri prodotti non è mai stato lo scopo principale. Collettivo sì, se si intende la volontà di lavorare in maniera orizzontale e in gruppo. Progetto artistico anche, se come noi considerate arte il lavoro a maglia e l’uncinetto. Nella pratica però, siamo quattro uncinettiste: Pepe, Barbie, Elena e Martina. Siamo quattro amiche accomunate dalla stessa passione e della volontà di realizzare capi unici (ma ci è capitato anche di fare installazioni!) sperimentando sempre con tecniche, materiali e colori, esplorando tutto ciò che il mondo del knitting ha da offrire. Ognuna di noi ha il suo stile e fa la sua ricerca personale, Crookie è il nostro punto di incontro, è il filtro da cui passa ogni cosa che facciamo ed è il nostro safe space, dove possiamo esprimere noi stesse al 100%.
Non sappiamo bene dove ci porterà il futuro, per ora siamo molto contente di avere l’un l’altra e di ciò che abbiamo fatto insieme. Amiamo far parte delle realtà locali nelle nostre città (siamo divise tra Bologna, Milano e Torino) e continueremo a farlo. Partecipiamo a mercatini di autoproduzioni, festival, mostre ed altri eventi. In programma, abbiamo un crochet club che inizierà ad ottobre alla Casa del quartiere di San Salvario a Torino, un corso casalingo per uncinettist3 principianti a Milano e un’installazione nata in collaborazione con l’illustratrice Rebecca Valente per la sua mostra che inaugurerà il 15 ottobre a Roma.
Come vi siete conosciute?
Crookie è nato dalla amicizia di Pepe e Barbie. Si sono conosciute quando entrambe avevano iniziato da poco a lavorare con l’uncinetto e hanno quindi deciso di farlo insieme e dare forma al progetto. Pepe e Martina si sono conosciute nel backstage di una sfilata di Marco Rambaldi dove entrambe lavoravano come modelle e poco tempo dopo anche Martina è entrata a far parte del gruppo. Elena è l’ultima aggiunta, ha conosciuto prima Pepe durante le riprese di un cortometraggio e da lì anche le altre. Nell’arco di qualche mese quindi eravamo al completo. Amicizie, passioni e progetti comuni sono ciò che ci ha unite e Crookie è la conseguenza naturale di queste connessioni e il modo in cui possiamo dare loro espressione. Ognuna di noi ha la sensazione di conoscere le altre da sempre e crediamo che il nostro incontro fosse in qualche modo predestinato.
La passione per l’uncinetto da dove arriva nei vostri singoli casi?
Pepe: Penso che per me l’uncinetto sia terapeutico. La prima volta che ho visto un tutorial su youtube era durante il primo lockdown. Ho iniziato a fare uncinetto in un momento di difficoltà riguardo alle scelte per il mio futuro. In quel periodo, non sapevo se ciò che avevo studiato fosse realmente quello che volevo fare. Credo che il lavoro a maglia sia il modo migliore per me per scappare dalla frenesia della società contemporanea. A volte mi sento sopraffatta da tutto e cerco per me stessa un’isola personale in cui posso fare tutto ciò che voglio, lontana da giudizi e limiti. L’uncinetto mi ha aiutato a trovare uno spazio creativo sicuro dove rifugiarmi e ora non posso vivere senza.
Barbie: Ho iniziato a lavorare ad uncinetto nel 2020, dopo il periodo di lockdown. Sentivo la necessità di imparare qualcosa di nuovo a livello manuale e in quello ho trovato un’ottima valvola di sfogo creativo. Inizialmente per realizzare un pezzo mi basavo interamente su tutorial di YouTube, col tempo però ho assunto una certa autonomia e creare un capo da zero tutto da sola mi dà ancora più soddisfazione. Forse proprio per questo è una passione che mi ha presa così tanto, inoltre il continuo interscambio di idee e pareri con le altre mi carica continuamente di entusiasmo, perché Crookie è a tutti gli effetti un progetto creativo in continua evoluzione che racchiude al suo interno, oltre alla maglieria, più forme artistiche.
Marti: Tutto è iniziato da una necessità mentale legata ai problemi della pandemia, come il passare varie ore davanti allo schermo. Ma il momento in cui ho capito che era una delle cose più soddisfacenti per me è stato quando ho finito il mio primo lavoro. Lavorare a maglia è qualcosa che richiede tempo, ore, giorni di lavoro per completare un pezzo ed è un processo che si trova a metà tra il lavoro manuale ed artistico. Puoi decidere di creare un top partendo da un modello specifico, ma dopo due ore decidere di cambiare il modello iniziale, complicarlo, cambiare colore e forma… La cosa che amo di più è che il processo diventa la parte più importante e divertente. E nel momento in cui la creazione è finita, la soddisfazione è indescrivibile. Anche la parte della ricerca però è eccitante, progettare, scegliere i materiali… Amo tutto quanto.
Elena: Quando ero piccola i miei lavoravano parecchio ed io e mia sorella passavamo molto tempo a casa dei nonni. Le mie nonne sono sempre state superdonne per me, fin da bambina le ho osservate tenere unite le fondamenta della mia famiglia. Penso che dietro ogni famiglia ci siano donne a cui non è riconosciuto questo immenso e silenzioso lavoro. Dico silenzioso perché oltre ad essere un lavoro che passa inosservato e non viene riconosciuto, è qualcosa che hanno sempre fatto con le mani. La cura delle persone che si amano e l’importanza di stare insieme per me si esprimeva nella cucina, nella cura dell’orto, nel lavoro a maglia. o imparato la preziosità dei lavori manuali in questo modo. Ho ripreso a fare uncinetto quattro anni fa e amo il fatto di poter dare forma a qualcosa da zero, di partire dal materiale che ho di fronte per creare qualcosa di completamente unico. Lavorare con l’uncinetto mi fa sempre sentire vicina alla mia infanzia e mi permette di esprimere anche questa parte di me.
Come si è sviluppata invece la vostra estetica?
Anche se siamo distanti, ci manteniamo sempre aggiornate con inspo e idee per Crookie, abbiamo una moodboard che ognuna di noi può modificare quando vuole. Quando siamo assieme invece ne parliamo, parliamo e parliamo. L’idea principale è che ognuna di noi mantenga il suo stile e la sua personalità nei capi, non vogliamo omologarci ad un’estetica unica e cerchiamo invece di esaltare le nostre differenze e l’unicità di ogni pezzo che viene creato. Ci piace giocare con i colori, inventare delle forme insolite, mixare più tecniche e unire textures diverse. Per quanto riguarda la comunicazione, invece, ci troviamo d’accordo facilmente e appunto, ne parliamo molto. Siamo tutte appassionate di cinema, quindi spesso usiamo i film per spiegarci le immagini e le sensazioni che abbiamo in mente. Ad esempio, se stiamo preparando uno shooting, sarà inevitabile per noi discutere di cinema, musica e altr3 artist3 che ci piacciono. Seguiamo molto anche il lavoro di altr3 uncinettist3 e sono sempre una grande ispirazione. Speriamo di esserlo anche noi per l3 altr3.
Il vostro immaginario è fatto di corpi non conformi, fluidità e inclusività. Sono concetti che vengono utilizzati moltissimo anche nel più ampio sistema-moda. Quali sono le dovute differenze da fare tra voi e “loro”?
È una bella domanda perché oggi distinguere tra un brand che sfrutta il linguaggio dell’inclusività a proprio vantaggio ed uno che lo fa con un intento politico chiaro è complesso. Ed è uno dei motivi per cui preferiamo distaccarci dal mondo della moda. Noi crediamo che prima di lanciare messaggi inclusivi, sarebbe giusto cercare di creare ambienti lavorativi che lo siano davvero, ma spesso è più facile limitarsi a fare la prima cosa. E le cose non cambiano.
Nel nostro logo, Crookie è un piccolo essere indefinito che sorride mostrando il suo culetto e che può indossare una mutandina diversa ogni giorno. E questo rappresenta un po’ il nostro obiettivo, fare in modo che chi indossa Crookie si senta bene con il proprio corpo, liber3 di farci quello che vuole, di mostrarlo e sentirsi sexy, di cambiare quando vuole. Noi siamo convinte che il corpo sia uno strumento per trasgredire le norme sociali e uno spazio per il cambiamento.
Creiamo solo pezzi unici perché ci interessa esaltare le differenze, non eliminarle, e perché crediamo che l’identità sia qualcosa di fluido, qualcosa che scorre sconfinando gli argini e non ci interessa essenzializzarla.
C’era un tempo in cui lavorare all’uncinetto, un po’ come la musica classica, veniva considerato una roba “da vecchi”, poi qualcosa è cambiato. Secondo voi perché sta diventando pop?
Prima di tutto c’è stata la pandemia, molto tempo libero da dedicare ai lavori artigianali. È in quel periodo che pian piano sui social sono comparse persone con in mano ferri e uncinetto. Da lì in poi il mondo del knitting è esploso. Ora ci sono knitters in tutto il mondo che cercano di farne il loro lavoro e ci riescono! Noi crediamo che oltre ad un semplice trend, ci sia un bisogno di noi giovani di ritornare alla lentezza delle cose, alla cura di ciò che è confezionato a mano, in risposta alle pressioni del capitalismo verso l’acquisto. Crediamo che ci sia qualcosa di rivoluzionario nello scegliere di armarsi di un uncinetto e indossare un capo handmade. Ovviamente non c’è voluto molto prima che i brand della fast fashion imitassero quello che giovani designers facevano a mano in ore e ore di lavoro per poi riproporlo al pubblico, ma questo non deve fermarci. Indossare capi usati o realizzati a mano è una scelta che dobbiamo prendere consapevolmente ogni giorno per sperare in un cambiamento!
In più, è bello pensare che il lavoro a maglia continua ad essere una roba “da vecchi”, nel senso che molt3 di noi hanno iniziato proprio guardando una nonna o qualcuno in famiglia che continua a fare questo lavoro. Questo è importante secondo noi perché significa che il lavoro a maglia è anche un modo attraverso cui aprire un dialogo tra generazioni diverse, cosa essenziale per poter comprendere i bisogni gli uni degli altri.
Quello che affascina è il fatto che sia una pratica lenta che anche solo a guardarla dona tranquillità. Su di voi che effetto provoca?
Anche per noi ha un effetto tranquillante. È una pratica alternativa per rispondere allo stress. Quando lavoriamo possiamo lasciare i nostri pensieri scorrere liberi e questo ci permette di sciogliere qualche nodo o semplicemente eclissarci per un po’ dalla realtà. Poi dipende anche da cosa stai creando. Un lavoro ripetitivo ti permette di lasciare che le tue mani vadano avanti da sole mentre ti concentri su un film o una serie. Al contrario, quando c’è bisogno di prestare molta attenzione, contare i punti, fare diminuzioni e aumenti, dedicare tutta la tua mente a questo fa in modo che tu possa scaricare nel processo le tensioni e staccare da preoccupazioni e ansie. I lavori artigianali e creativi che impegnano in maniera immersiva la mente per qualche ora al giorno possono aiutare la nostra salute e noi ne siamo convinte. Lo facciamo innanzitutto perché ci fa stare bene. Anche lavorare in freestyle, ovvero senza seguire un modello di partenza, ha i suoi vantaggi. Significa lasciare che la tua creatività scorra senza limiti e vedere dove ti porta, come un flusso di coscienza ma fatto di fili di lana. È molto più facile lavorare in questo modo per chi ha problemi di attenzione, ad esempio, e potrebbe sentirsi facilmente costretto in uno schema o sconfitto perché si stufa in fretta di quello che sta facendo e non riesce a portare a termine il progetto.
Ognuna di noi poi ha i suoi rituali personali quando lavora: spegnere il telefono, mettere della musica, preparare una tisana, anche questo fa parte dell’atto creativo.
Vi considerate più artiste o artigiane?
Usiamo entrambi i nomi in modo intercambiabile perché non crediamo sia molto giusto distinguere i due mestieri. Si pensa in genere che l’artigiano si trovi su di un gradino inferiore a quello dell’artista, una personalità che costruisce qualcosa ma che non ha dato forma ad un’idea originale. Separare però l’idea dal processo creativo non ha senso perché dipendono l’uno dall’altro. E per questo non ha senso neanche separare l’artigianato dall’arte. Generalmente si pensa che l’artigiano sia qualcuno che si limita a lavorare con le mani. L’artigiano non ha mai un nome, mentre l’artista ha sempre una firma. Per noi invece mettere mano alla materia, modellarla e darle forma, significa esercitare una parte di creatività. Se ognuna di noi seguisse lo stesso modello di maglione, usando gli stessi filati e gli stessi ferri, comunque uscirebbero 4 maglioni diversi e sapremmo riconoscere chi ha fatto quale. Al contrario, l’artista che dà vita ad un’opera d’arte, per quanto concettuale essa possa essere, sarà sempre passato attraverso operazioni artigianali di montaggio, smontaggio e manipolazione del materiale e questo lo rende, a tutti gli effetti, un artigiano. Crediamo che il lavoro a maglia sia un’arte e ci sentiamo artiste proprio in quanto creative unite dalla voglia di comunicare qualcosa. È bello poi vedere che il mondo dell’artigianato, dalla maglieria alla ceramica, si sta espandendo e chi entra a farne parte ha sempre più bisogno di trovare una sua estetica che lo contraddistingue.
In un certo senso siete una band, anche nel senso musicale, considerando il suono prodotto dai ferri che si toccano. E nelle band, come sappiamo, la cosa più difficile è trovare un equilibrio. Come affrontate i conflitti? E quali sono i limiti e i vantaggi del lavorare in gruppo?
È vero è difficile trovare un equilibrio quando si fa qualcosa in gruppo. È inevitabile che ci siano dei conflitti e anche noi abbiamo avuto i nostri. Ma non necessariamente sono negativi e se ne può uscire anche più forti di prima, con nuovi stimoli e la voglia di cambiare. Quando c’è qualcosa che non va o su cui non ci troviamo tutte d’accordo passiamo molto tempo a sviscerare quella cosa. Ci dedichiamo tempo ed energie finché non siamo sicure che per ognuna di noi è tornato il cielo sereno. Per fare questo però ci deve essere la volontà di capirsi, ci deve essere la spinta in ognuna a fare in modo che il gruppo e il progetto funzioni. Ed è questa la nostra forza: ognuna di noi crede nel progetto e si sforza affinché si trovi sempre una soluzione per fare in modo che vada avanti e migliori. Ovviamente però non è tutto negativo. Lavorare in modo collettivo ha tantissimi vantaggi. Abbiamo tutte la nostra vita privata e altri piani in mente, quindi la nostra filosofia è quella di lasciare che ognuna dedichi il tempo e la forza che ha in quel momento per lavorare su Crookie. È capitato ad esempio che in momenti diversi Elena e Barbie stessero scrivendo la tesi e non avessero la testa per riuscire a dedicarsi a Crookie, in quei periodi le altre fanno uno sforzo in più sapendo che possono contare sulla stessa disponibilità in futuro. Questo è bellissimo, siamo libere di dirci apertamente quando non siamo al pieno delle nostre energie o quando non abbiamo molta voglia di pensare ad un progetto. Anche quando una di noi è bloccata e ha un periodo in cui non riesce a creare, ci diamo la forza per superarlo. A volte siamo rimaste un po’ sopraffatte dalla quantità di lavoro che ci è entrato e che non ci aspettavamo, ma allo stesso tempo ci riempie molto perché significa anche che le persone ci notano e che gli piace quello che facciamo. Il nostro grande limite invece è essere distanti. Quando siamo assieme, è tutto più facile e naturale, la distanza ci limita molto quindi per noi è importante riuscire ad organizzarci per vedersi spesso.
Passate dai mercatini alle sfilate organizzate per Nike. Come riuscite a tenere insieme questi due mondi? Con Nike com’è iniziata la collaborazione? E in futuro vi vedete più da una parte o dall’altra?
Con molta fatica (ridono, ndi). Viaggiando tra moda, artigianato e arte è un po’ inevitabile finire catapultati in dimensioni che sembrano molto diverse tra loro. Siamo ben consapevoli che è impossibile sperare di essere perfettamente coerenti in un mondo così complesso. Ricercare una perfetta coerenza in un artista, così come nel nostro lavoro, non ha senso perché siamo naturalmente esseri contraddittori, anche se abbiamo la tendenza a cercare di fissare la nostra identità. Quindi per noi è necessario continuare a spostarci tra vari mondi, cambiare, tornare indietro, ricominciare, disfare e costruire l’identità di Crookie costantemente. Quello che abbiamo fatto con la Nike fa parte di noi quanto tutto il resto. A marzo dell’anno scorso, un’agenzia di Milano ci ha contattato perché stavano cercando un gruppo in Italia che potesse partecipare alla campagna True to your Crew per Nike Dunk e gli eravamo piaciute. Da lì è nato tutto. Con Nike abbiamo avuto delle possibilità che mai avremmo pensato di avere così in fretta. La sfilata di quest’anno è stata incredibile e siamo molto contente di cosa siamo riuscite a fare. In futuro speriamo che Crookie diventi sempre più un progetto artistico, ma se ci proponessero di fare un’altra sfilata non diremmo di no.
Quali sono le realtà bolognesi con le quali collaborate volentieri? E quanto l’ambiente esterno e la città influenzano il vostro immaginario?
Bologna è essenziale. Quando Nike ci ha chiesto in che città volessimo organizzare la sfilata, non ci sono stati molti dubbi. Potremmo parlare di Bologna per ore e forse comunque non basterebbero per esprimere cosa significa per noi. Siamo cresciute molto in questa città e rappresenta una grossa fetta della nostra identità: amicizia, amore, cura, solidarietà, ma anche rabbia e sofferenza. È un bel pacchetto che ci portiamo dentro. L’influenza è tanta ed è data soprattutto dalle persone creative che ci circondano. Ci sono tant3 artist3 che amiamo e stimiamo moltissimo, su instagram @nobel4houselyrics, @lamodanonriposa, @diskoclwaz, @make_a_return, @leonardolomurno ma potremmo nominarne tant3 altr3. Le realtà a cui abbiamo partecipato sono diverse, mercatini di autoproduzioni e vintage come l’Eddai Market o il Combo Market di No Glucose e ultimamente anche una festa del collettivo Mentalità, con cui è stato bellissimo collaborare e speriamo di farlo ancora in futuro. In generale, abbiamo una rete incredibile di persone che ci sostengono. Dall’anno scorso partecipiamo attivamente al laboratorio di uncinetto del Collettivo Rosole, dove ci ritroviamo con molt3 uncinettist3 della città e con cui abbiamo uno scambio continuo, anche partecipando insieme ai vari mercatini. A Bologna, ognun3 è sempre pront3 a creare attivamente spazi sicuri ed inclusivi, contro ogni forma di repressione, per permettere connessioni e relazioni, per dialogare e amarsi in ogni modo possibile. Per noi farne parte è una fonte vitale di ispirazione, le persone che vediamo, come si esprimono e quello che riescono a costruire, entrano inevitabilmente nel nostro immaginario.