“Vez, hai scritto un sacco di cagate nell’articolo!”
Il benvenuto dello scorso anno al Krakatoa fu più o meno questo. Poi finì a “pacche sulle spalle” – forse un disguido dovuto all’adrenalina. O alle troppe Peroni. Ma bene così.
E’ l’attitudine del Freakout, l’atteggiamento di chi ha militato nella scena DIY per tanto tempo. Lo stesso spirito, logicamente, viene appositamente traslato per concepire il Krakatoa. La gentilezza posticcia non è di casa, i difetti non vengono mascherati: essere autentici, diretti, puri, in un mondo di gente impostata. Aver ereditato il savoir-faire dei vecchi osti da tana notturna di biassanot fa onore a questi ragazzi, che, oltretutto, hanno portato in città musici che quasi nessuno aveva osato fare arrivare, fottendosene di mode e tendenze. Fatti e pochi orpelli.
Non a caso, approderanno al festival anche i Bad Breeding, band hardcore che ha recentemente fatto uscire un ep per la -udite, udite- One Little Indian, label aperta da alcuni membri dei Flux of Pink Indians (la stessa etichetta che stampò i primi album di Bjork, per intenderci).
Poi, ammucchiata con la krema della scena nostrana di ieri e di oggi. Al rituale orgiastico presenzieranno Zu, Gerda, Movie Star Junkies, Three Second Kiss, Marnero, Trans Upper Egypt, Fulkanelli, In Zaire, Fine Before You Came, Robox, Julie’s Haircut e tantissimi altri. Davvero encomiabile.
Dovrete esserci! Anche solo per vedere il sottoscritto che verrà insultato in cassa.