Cromocosmi, ovvero cosmi (storie di vita) intrecciati con cromosomi (identità e corpi) e cromatismi (provenienze geografiche ed etniche): è il nuovo tema di Gender Bender, il festival dedicato alle rappresentazioni di genere che torna a Bologna dal 24 ottobre al 3 novembre. Danza, teatro, cinema, laboratori, incontri per esplorare gli universi del corpo, delle differenze e dell’orientamento sessuale.
Così nei lavori di Shailesh Bahoran, talentuoso coreografo, virtuoso dell’hip hop, Guilherme Miotto, che con Warriors foot rappresenta il calcio giocato dai ragazzi di strada e lo contamina con la danza; così nell’immaginifico Filles e Soie della francese Severine Coulon, che spiega la femminilità a un pubblico dai 5 anni in su, e nell’opera satirica per cinque danzatori Le roi de la piste di Thomas Lebrun. Danze che sperimentano forme o mettono in discussione stereotipi, come in Hope Hunt & The Ascension into Lazarus, della coreografa e performer irlandese Oona Doherty, e danze che rappresentano i miti e gli archetipi della transessualità in I love my sister, del coreografo italiano Enzo Cosimi.
Importantissima, come sempre, la sezione dedicata al cinema, dove emergono il documentario Tranny Fag (Bixa Travesti) su Linn da Quebrada, astro del pop, brasiliana nera e transessuale da poco esibitasi al Covo per Club Adriatico, il bellissimo film d’esordio del regista belga Lukas Dhont, Girl, rivelazione di Cannes 2018, il biopic di Ondi Timoner sulla vita del fotografo Robert Mapplethorpe eTinta Bruta, dei brasiliani Marcio Reolon e Filipe Matzenbacher, dove il giovane Pedro, per uscire da un periodo complicato della sua vita, inizia a esibirsi via webcam, cospargendosi il corpo di vernici fluorescenti.
Unico vero spettacolo teatrale il Black Dick di Alessandro Berti al Laura Betti di Casalecchio, che si concentra sullo sguardo del maschio bianco sul maschio nero, e in particolare sul suo corpo, chiedendosi quale rapporto ci sia tra l’oppressione storica del bianco sul nero e la percezione di un’oppressione intima, privata, sessuale, che il bianco sente di subire nel confrontarsi con il nero.
Poi gli incontri con Garrard Conley, autore di Boy erased – Vite cancellate, e Juno Dawson, il convegno Queer visual culture curato da Fruit Exhibition e le feste, in particolare quella con i mitici FAKA progetto artistico e culturale avviato nel 2015 dai carismatici e migliori amici Fela Gucci e Desire Marea a Johannesburg, impegnato a sostenere una narrativa che dia visibilità ed elevi le esperienze di blackness e queerness nella loro Africa post-coloniale.
Written by Leona