Far suonare l’invisibile, manipolare l’inudibile per mezzo delle proprie mani. Due theremin per raddoppiare il potenziale onirico della serata. Due generazioni in sperimentale incontro, l’eterodosso compositore Vincenzo Vasi da un lato, Valeria Sturba, violinista con spiccata licenza di distorcere l’armonia, dall’altro. L’onomatopea che ne esce è quella d’una sfrenata nenia, quella che emerge dal più ipnotico e novecentesco degli strumenti, il più mistico ed etereo. Poi, modulare la distanza per produrre poesia (sonora) e avere l’alterazione dello status quo come principio di metodo sono ciò che (metaforicamente) suggerirei a chiunque sia insofferente al presente.
Written by Salvatore Insana