Con una Leica al collo, nascosta da un nastro nero e da un fazzoletto affinché l’obiettivo fosse celato all’ignaro personaggio da ritrarre, Henri Cartier-Bresson ha stravolto e definito i canoni della fotografia. Geometria, discrezione e semplicità sono gli elementi che contraddistinguono i suoi scatti. La macchina fotografica viene concepita come prolungamento dell’occhio umano, che registra e memorizza istanti e ricordi. Dopo aver dipinto con i surrealisti e aver combattuto con la resistenza francese, scattando delle fotografie ancora oggi iconiche e rappresentative del secondo conflitto mondiale, Bresson fonda nel 1947 l’Agenzia Magnum e inizia a girare il mondo. Nei suoi numerosi viaggi, dall’estremo Oriente all’Italia, ha saputo cogliere attimi e istanti di vita unici e irripetibili, tanto da meritarsi l’appellativo di “occhio del secolo”. Celebre ritrattista, dedicherà gran parte della sua vita a fotografia e pittura. Ed è proprio a Venezia, città difficilissima da fotografare senza cadere nel banale, che l’occhio del secolo rivive.
Per riscoprire Bresson e i suoi scatti a Venezia, è stato indetta una caccia al tesoro, il grande gioco – per dirla alla francese “Le grand jeu” – grazie al quale sarà possibile scoprire alcune fotografie che fanno parte di una collezione speciale, denominata Master Collection. Macchina fotografica alla mano, il gioco ha inizio con una fotografia da scattare su uno dei più grandi e celebri ponti di Venezia… tutto di legno. Sul ponte dell’Accademia, da cui vengono ogni anno scattate numerose fotografie del Canal Grande da parte di turisti e curiosi, si scopre il secondo indizio. Per trovare le fotografie di Bresson, mai banali e scontate come quella sul ponte, bisogna giungere al più recente tra i palazzi costruiti sul Canal Grande. Palazzo Grassi è la nostra meta, pronto ad accoglierci dopo mesi di chiusura forzata. Ad attenderci la fotografa Annie Leibovitz, il regista Wim Wenders, lo scrittore Javier Cercas, la conservatrice e direttrice del dipartimento di Stampe e Fotografia della Bibliothèque nationale de France Sylvie Aubenas e il collezionista François Pinault. Ciascuno di loro ha infatti scelto una cinquantina di immagini del fotografo francese, tratte dalla selezione di 385 fotografie che lo stesso Bresson ha individuato nel corso degli anni Settanta. Le immagini, tratte dalla medesima collezione, si mescolano, si integrano e si parlano mettendo in luce diverse angolazioni e punti di vista dell’opera, della pratica e della poetica del celebre fotografo.
Un altro giocatore è però giunto alla meta. Avvicinandosi agli scatti disse: ”Si parla sempre troppo. Si usano troppe parole per non dire niente. La matita e la Leica sono silenziose”.
Orari: dal sabato al lunedì, dalle ore 10 alle 19, ingresso 15 euro (ridotto 12). Con accesso anche alla monografica “Youssef Nabil. Once Upon a Dream”, sempre a Palazzo Grassi, e la collettiva “Untitled 2020” a Punta della Dogana. * Con il recente passaggio in zona gialla Palazzo Grassi – Punta della Dogana ha annunciato la riapertura al pubblico nelle giornate di giovedì e venerdì delle mostre in corso a Palazzo Grassi: “Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu” e “Youssef Nabil. Once Upon a Dream” a partire da giovedì 11 febbraio e sino a venerdì 26 febbraio 2021. I sei giorni di apertura saranno a ingresso gratuito.
Written by Veronica Pillon