Sembrano lontani gli anni in cui gruppi d’architettura radicale come Gruppo 9999 e UFO o architetti come Ugo La Pietra e Piero Derossi, oltre a disegnare meravigliosamente le loro teorie, progettavano anche luoghi d’evasione come le discoteche. Il Piper di Roma e Torino o lo Space Electronic e il Bang Bang di Firenze – solo per citare alcuni tra i più noti – sperimentavano con successo l’incontro tra architettura e arte, rendendo il club un ambiente non solo dedicato al divertimento, ma anche un laboratorio sociale e culturale. Al di là del forte impatto visivo e tecnologico, gli spazi si caratterizzavano per la presenza di architetture modulari e mobili in grado di trasformare ogni volta l’esperienza stessa (di quel mondo e molto altro avevamo parlato anche sul nostro sito Notte Italiana).
Sessant’anni dopo è sempre più frequente, invece, entrare in capannoni semi-vuoti dove oltre ai dj e gli effetti visuali il resto non cambia mai.
«La ricerca spaziale e l’innovazione – racconta Davide Sala – si è spostata sui festival, mentre nei club l’esperienza è quasi sempre la stessa».
Davide, giovane architetto bolognese, si è laureato con una tesi sul legame tra club e architettura e ha portato i suoi studi e le sue passioni nel progetto Discosfera, che ha vinto il bando europeo Nightschool di VibeLab, organizzazione internazionale per la sostenibilità nel clubbing fondata da Mirik Milan, ex sindaco della notte di Amsterdam. Da lì, insieme ad Elisio, altro progetto dedicato allo studio del design degli spazi notturni, è nato Offset, iniziativa che si propone di tornare a sperimentare sugli spazi e sulla loro fruizione e creare così un deposito di materiali e competenze a disposizione di club e promoter del territorio.
«Il mio progetto vincitore del bando Nightschool di VibeLab – continua Davide – era incentrato sulla mia ricerca spaziale e consisteva nel proporre l’utilizzo di forme di scenografia e architettura leggera per cambiare gli spazi all’interno dei club, diversificare l’offerta, apportare migliorie e renderli più inclusivi e sostenibili, sia per i fruitori che per gli artisti e i proprietari dei locali. Oltre al bando ho preso parte a workshop all’Horst Arts & Music, un festival fuori Bruxelles, che è particolarmente famoso perché unisce di fatto l’architettura al mondo della notte, coinvolgendo alcuni studi internazionali di architettura a disegnare e progettare gli spazi. Una cosa simile l’ho fatta aiutando anche il Moninga Open Air Festival, realtà in provincia di Modena che da quasi 10 anni organizza eventi per raccogliere fondi per progetti umanitari in Congo. È un bagaglio di esperienze che ora con il progetto Offset vorremmo riportare a Bologna, creando innanzitutto uno spazio di discussione libero per sensibilizzare sul tema e sul valore culturale dell’intrattenimento notturno.»
La prima messa a terra di Offset sarà il 15 novembre prossimo al Link con una serata in collaborazione con Link Academy che parte con una tavola rotonda aperta al pubblico e addetti al settore dal titolo Quale futuro per gli spazi notturni? e prosegue fino a mattina con scenografie e sperimentazioni spaziali a ritmo di musica con Marthial, resident dj e tra i fondatori del Tempio del Futuro Perduto, Dj Ankles, Giubilow, Rafal S, CNC e Rivotril.
Written by Salvatore Papa