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Chi ha vinto il bando per l’ex Caserma Boldrini e cosa diventerà

Written by Salvatore Papa il 6 June 2025

La “rigenerazione urbana” arriva anche all’ex Caserma Boldrini di via Frassinago 6. Si tratta di un edificio di 3400 mq di grande valore storico e artistico, in passato denominato “Ex Ospedale S. Salvatore”, dismesso dal Ministero della Difesa nel 2022. In futuro dovrebbe diventare sede del PRAP (Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria), ma nell’attesa è stato destinato a un progetto di riuso temporaneo per “attività socio-culturali tra cui eventi, spazi espositivi, concerti, spettacoli, mercatini, convegni e connessi servizi complementari e di promozione territoriale”.

A metà aprile scorso l’Agenzia del Demanio aveva pubblicato un bando in collaborazione con il Comune di Bologna (nella giuria esaminatrice c’era anche l’assessore all’urbanistica, Raffaele Laudani) per affidare l’ex caserma in concessione temporanea per la durata di 300 giorni (con possibilità di proroga). Il termine per presentare le offerte era il 29 aprile 2025 e il 5 maggio sono stati resi noti i vincitori.

Si tratta del raggruppamento composto da tre soggetti estranei al contesto bolognese: Urban Value, Coop4Art e Pessoa Luna Park Onlus.

Urban Value, in particolare, è un progetto che fa capo alla società Ninetynine, azienda con sede a Roma specializzata in strategie di comunicazione e marketing orientate alla vendita, con un fatturato che nel 2023 ammontava a oltre 9 milioni di euro. Quindi sicuramente l’operatore “affidabile, sia in termini di competenze tecniche che di solidità economica” che il bando indicava, superando la concorrenza di altri tre gruppi bolognesi: quello formato da Lama Società Cooperativa Impresa Sociale e Open Event Srl (già a DumBO); l’Associazione Per La Giustizia Climatica APS e Senza Spine APS (ex Mercato Sonato, ora Villa Pini); Out of the box srl (costola di PeacockLab, che gestisce il Borgo Mameli, Bar Vittorio in Piazza Maggiore, Pastis, Mercato di Mezzo e altri).

Ex Caserma Boldrini – cortile interno

Urban Value – si legge sul loro sito – si occupa di riuso temporaneo attraverso attraverso “un innovativo modello di marketing finalizzato alla rigenerazione e valorizzazione di grandi immobili in disuso durante il periodo transitorio che precede la riqualificazione definitiva. Un virtuoso modello WIN-WIN che genera valore nel breve periodo, contrastando il degrado e generando indotto per il territorio”. “Creiamo ecosistemi – affermava in un’intervista la project leader Alessandra Attena – dove cultura, business e socialità si intrecciano“.

Di suo Urban Value ha anche la rodatissima collaborazione con la stessa Agenzia del Demanio e Cassa Depositi e Prestiti, la società per azioni dello Stato italiano, che gestisce anche parte del patrimonio pubblico nazionale. Collaborazione che si è sviluppata soprattutto a Napoli, prima a Palazzo Fondi durante la giunta De Magistris, storico palazzo nel centro della città poi diventato sede dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, e ora in un’enorme ex Ospedale Militare nei Quartieri Spagnoli diventato La Santissima Community Hub, altro spazio rigenerato e polifunzionale (musica, arte, cibo, ecc.) dov’è nata la sinergia con Pessoa Luna Park Onlus e Coop 4 Art, gli altri due soggetti che si occuperanno della Caserma Boldrini a Bologna. Il primo è “un luna park urbano rivolto principalmente ai millennial in spazi rigenerati” con giochi da tavolo in versione XXL, food market e orto urbano; Coop4Art è invece una cooperativa nata nel Rione Sanità, anch’essa specializzata in rigenerazione.

La Santissima Community Hub a Napoli

Prende quindi forma lo scambio di esperienze tra Bologna e Napoli anticipato dalla visita a settembre scorso del Sindaco Gaetano Manfredi in città proprio per rafforzare la collaborazione su idee e progetti di rigenerazione.

Il progetto dettagliato per l’ex caserma ancora non è noto, ma è facile immaginare che l’esperienza napoletana de La Santissima Community Hub sarà il modello di riferimento. Come al solito, però, il valore culturale è tutto da verificare.

Restando sul capoluogo campano, un punto di vista su queste operazioni lo offre il libro di Luca Rossomando, L’impresa del bene. Terzo settore e turismo a Napoli, pubblicato in autunno da Carocci. Partendo dalla conoscenza diretta del suo caso studio, Rossomando tira fuori le contraddizione dei progetti di rigenerazione permeati da una “logica imprenditoriale” e, soprattutto, del ruolo svolto dal terzo settore.  A Napoli in particolare – scrive Rossomando – “la loro azione non sortisce effetti decisivi sui processi di emancipazione collettiva e non ha tra i suoi obiettivi il rinnovamento delle strutture politiche; mira invece a creare le condizioni favorevoli per lo sviluppo di nuovi segmenti di mercato dove dispiegare senza ostacoli le proprie, e altrui, attività imprenditoriali. Questa finalità, nel contesto creato a Napoli dal dilagare del turismo di massa, sta producendo conseguenze opposte a quelle proclamate dai grandi enti nei loro discorsi programmatici: non la vivibilità dei quartieri, la partecipazione, il benessere della comunità, ma la precarietà abitativa, lavorativa, esistenziale dei suoi lavoratori più fragili”. 

La Caserma Boldrini era vuota da tempo, è vero, ma quali sono gli effetti del modello scelto per il suo riutilizzo sull’area circostante? E quali sono gli effetti degli incroci tra cultura, business e socialità che hanno già abbondantemente stravolto la città?