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Il flash mob contro l’annullamento del concerto di Alexander Romanovsky a Bologna

Written by La Redazione il 28 July 2025

Il 5 agosto 2025 si sarebbe dovuto tenere a Bologna il concerto del pianista Alexander Romanovsky, dal titolo Favorite Chopin, nell’ambito della rassegna CUBO Live, parte del cartellone di Bologna Estate. Il concerto è stato annullato ufficialmente il 21 luglio su decisione del sindaco Matteo Lepore, in accordo con gli organizzatori Unipol e Musica Insieme. La scelta è arrivata dopo un’ondata di polemiche politiche, alimentate in particolare da esponenti del Partito Liberaldemocratico e di Azione, che hanno definito Romanovsky un artista “filo-russo”. Al centro della controversia, una sua esibizione pubblica nel 2022 tra le rovine del teatro di Mariupol, ripresa da media russi e letta da alcuni come un atto propagandistico a favore dell’invasione dell’Ucraina. Romanovsky, ucraino di nascita e cittadino italiano dal 2011, è attivo da anni sulla scena internazionale ed è attualmente docente al Conservatorio “Franco Vittadini” di Pavia. Cancellazioni simili avevano già colpito i suoi concerti previsti a Roma e Genova nel 2024, sempre a seguito di pressioni politiche legate alla guerra in Ucraina.

La decisione di annullare l’evento ha scatenato diverse reazioni e ha portato all’organizzazione di un flash mob di protesta, annunciato per la stessa data, martedì 5 agosto alle ore 21.00 in Piazza Santo Stefano, e intitolato Concerto per Pianoforte e Censura in Lepore minore. I partecipanti utilizzeranno i propri dispositivi per trasmettere la diretta streaming del live che Romanovsky ha annunciato di voler comunque eseguire online.

Nel comunicato che accompagna l’iniziativa si richiama un precedente storico: nel 1931, sotto il regime fascista, il grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini fu aggredito e cacciato da Bologna dopo essersi rifiutato di eseguire inni del regime. Gli organizzatori della protesta vedono, infatti, una continuità simbolica con quanto avvenuto oggi, pur in un contesto democratico, parlando di una “barbarie culturale” che si ripropone a distanza di 94 anni.

L’iniziativa fa anche riferimento ad altri episodi recenti ritenuti indicativi di un clima censorio crescente. Le accuse vengono rivolte in particolare contro la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, rea secondo i promotori di esercitare pressioni politiche contro spazi ritenuti ideologicamente “putiniani”, come nel caso della Casa di quartiere Villa Paradiso. Viene citato, inoltre, il rifiuto di ospitare relatori considerati “scomodi” all’Università di Bologna, come nel caso dell’attivista palestinese Barghouti (BDS).

Tra le persone che hanno aderito finora compaiono il consigliere comunale dei Verdi, Davide Danzica Celli, il creator digitale satirico Hansy Lumen, il poeta Alberto Masala, il professore e saggista Pier Giorgio Ardeni, il sociologo Fausto Anderlini e, ancora, Valerio Minnella, Beppe Bottaro e molti e molte altre.

“Questa è un’iniziativa libertaria – scrivono – che nasce dal basso da un gruppo di amic* e compagn* che hanno deciso di esporsi in prima persona e metterci la faccia, preoccupat* per questo clima di censura crescente. Una comunità bolognese consapevole, impegnata nella difesa della libertà di espressione e nella denuncia dei rischi della censura nella nostra città.”