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Il meglio di Biografilm 2019

Una panoramica sulla nuova edizione del festival cinematografico dedicato ai racconti di vita, a Bologna dal 7 al 17 giugno.

Written by Salvatore Papa il 30 May 2019
Aggiornato il 5 June 2019

C’è un grande cuore luminoso sul manifesto della nuova edizione di Biografilm. Rappresenta un sentimento o un emoticon? Sempre che oggi abbia senso distinguere tra le due cose, tra vivere ed essere connessi, i biopic selezionati dal festival ci offrono ancora una volta l’occasione per cambiare schermo, interrogandoci – quest’anno in particolare –  sulle emozioni ai tempi dell’era digitale. In attesa che l’uso del cellulare in sala sia vietato ovunque, da venerdì 7 a lunedì 17 giugno avremo la possibilità di scegliere tra grandi storie o piccole stories, immergendoci nelle vite di personaggi straordinari, noti e sconosciuti, presenti e passati. Un programma vastissimo sparso su decine di luoghi che si aggiunge a quello musicale del Cavaticcio, e che per questo necessita di priorità.

Iniziamo dai film imperdibili: il documentario omonimo sul piebe de oro Diego Maradona, che sarà presentato in prima italiana l’8 giugno dal regista Asif Kapadia, (suoi anche Senna e Amy); What’s my name – Muhammad Ali di Antoine Fuqua; i due di Werner Herzog: Meeting Gorbachev, intervista del regista all’ex presidente dell’Unione Sovietica in Piazza Maggiore il 13 giugno e Family Romance, destabilizzante racconto girato in Giappone su un uomo che viene ingaggiato per impersonare il padre di una dodicenne.

Molte delle preferenze saranno, ovviamente, dettate dagli ospiti: chi ama le passeggiate sull’acqua, ad esempio, non potrà non essere presente all’incontro con Christo per l’anteprima di Christo – Walking On Water; ci sarà addirittura Ligabue, che introdurrà Radiofreccia nell’ambito di un omaggio a Fandango; Manuel Agnelli protagonista di Songs With Other Stranger di Vittorio Bongiorno; Carla Fracci per il bio-pic che la racconta Qualcosa rimane di Francesco D’Ascenzo; e, ancora, la madrina francese del festival Doria Tillier, Valentina Lodovini, Michela Murgia e tanti altri (in tutto più di 150).

Da seguire anche gli omaggi alle grandi personalità del cinema e dell’arte, scelte dal festival per il premio Celebration of Lives. Quest’anno la scelta è ricaduta su Patricio Guzmán, che torna per l’anteprima italiana de La Cordillera de Los Suenos, documentario che conclude la trilogia sul Cile iniziata con i bellissimi El Boton de Nacar e Nostalgia de la Luz; il fondatore della celebre casa di produzione cinematografica Fandango, Domenico Procacci, della quale verranno proiettati alcuni dei grandi successi (Diaz, L’imbalsamatore, Caos Calmo, Smetto quando voglio e altri); l’ex sindaco di Bogotà e oggi senatore della Repubblica in Colombia, Antanas Mockus, eccentrico leader protagonista del documentario di Andreas Dalsgaard Life is sacred; la grande Letizia Battaglia, fotografa e figura chiave nella lotta alla mafia presente per Shooting The Mafia di Kim Longinotto; e l’attore Fabrice Luchini, presente in due film della selezione ufficiale del Festival, che quest’anno dedica un focus al cinema d’oltralpe.

Tutto questo per chi ha bisogno di certezze. Ma – come spesso accade – per le sorprese migliori sono nascoste tra le decine di titoli apparentemente innocui che si possono scovare tra le varie sezioni del festival: Biografilm Europa, Biografilm Italia, Contemporary Lives, Biografilm Art & Music, Biografilm Worldwide e Best of Fest, che pesca tra i documentari già presentati nei migliori festival del mondo.

Ecco quello che, sulla carta, ci ispira di più:

At the Matinée di Giangiacomo De Stefano, una serie di interviste ai maggiori esponenti della scena punk newyorkese degli anni 80;
Luther Blisset – Informati, credi, crepa di Dario Tepedino sulle imprese del collettivo nato negli anni 90 a Bologna e da cui si formò poi l’odierno Wu Ming;
Maurizio – Il sarrismo: una meravigliosa anomalia di Francesco Inglese, sul modus operandi dell’ex allenatore del Napoli oggi al Chelsea, Maurizio Sarri (ospite in sala Anastasio, presente nella colonna sonora);
Cold Case Hammarskjold di Mads Brugger (miglior regista al Sundance), indagine sul misterioso incidente aereo in cui nel 1961 perse la vita il Segretario delle Nazioni Unite, Dag Hammarskjold;
For Sama di Waad al-Kateab, Edward Watts, un grido d’aiuto che denuncia le conseguenze terribili dei conflitti civili in Siria;
Midnight Traveler, in cui il regista Hassan Fazili documenta il viaggio verso l’Europa della sua famiglia per scappare dai talebani;
Scheme Birds di Ellen Fiske, Ellinor Hallin, ritratto generazionale di un gruppo di giovani adolescenti nati in piccolo paesino in Scozia all’apparenza dimenticato dal resto del mondo;
Killing Time, testimonianza della dilatazione e dello svuotamento del tempo in un campo profughi della Grecia di Valeria Testagrossa e Andrea Zambelli;
Pugni in faccia di Fabio Cremaschi, su un ex campione di boxe che fa i conti con le sue scelte avventate nella periferia di Roma;
The Edge of Democracy di Petra Costa, sulla storia del disastro politico brasiliano;
El Pepe, Una Vida Suprema, il film di Kusturica sul mitico ex presidente dell’Uruguay José “Pepe” Mujica;
Monos, survival thriller del nuovo talento del cinema sudamericano Alejandro Landes;
Kemp. My Best dance is yet to come di Edoardo Gabbriellini, una lunga intervista al ballerino, mimo e coreografo, regista e attore, tristemente interrotta dalla morte;
– i primi due episodi della serie documentaria prodotta da Kinè, Stili Ribelli di Lara Rongoni che sarà poi trasmessa integralmente su Sky Arte a inizio 2020: il racconto di come uno stile nasce attraverso le interviste ad alcuni grandi nomi della musica e della moda internazionale.