I Korobu sono nati nel 2019 dall’incontro tra Giallo, Alessandro e Christian (Buzz Aldrin, My Own Parasite). Fading Building è il loro album d’esordio, la prima release della Locomotiv, nuova label nata nell’alveo dello storico club bolognese. Otto tracce che compongono un caleidoscopio di atmosfere e generi molto diversi tra loro: dall’indie rock all’electro wave, fra blues contaminato da incursioni elettroniche e ritmi esotici riletti in chiave metropolitana e retro-futurista, grazie anche alla passione quasi feticistica dei componenti della band verso gli strumenti più ricercati: microfoni vintage e preamps dall’East German National Broadcasting (RFZ), synth, chitarre e bassi da collezione, percussioni etniche raccolte in giro per il mondo.Il disco ha preso forma in uno studio di registrazione in via Saffi. Ecco allora il loro racconto di quel micromondo.
Vi raccontiamo il Quartiere Saffi, dove ha sede la nostra sala prove e di registrazione, uno scantinato sotto un bar gestito da una coppia cinese che si chiamano Sandro e Giulia: i nostri fornitori ufficiali di caffè. La nostra sala, all’interno del quartiere è schiacciata tra l’ospedale maggiore e il cimitero monumentale della Certosa, suona come una cosa un po’ macabra ma a noi fa sorridere: abbiamo tutto comodo. I nostri vicini di stanza sono Alessandro Baris, i Tenebra, i Chow e Horror Vacui e con loro condividiamo la passione per quello che facciamo, le sigarette e le risate fra una pausa e l’altra. In realtà fuori dal nostro sotterraneo il naso lo mettiamo di rado, magari giusto per andare a prendere qualcosa da mangiare alla Lidl che è proprio di fronte. Ed è giusto qui che ti si presentano davanti agli occhi le diverse tinte di colore etnico che il quartiere serba. Si mescolano, in un turbine di forme: rom, arabi, pakistani, africani e italiani e non solo. Spesso ti capita di rivedere alcuni di loro al Bar Smile intenti a condividere un ozio che sembra appartenere a qualche decennio fa. Alzando lo sguardo dalla tua tazzina di caffè ci sono quindi parchetti con bambini e perdigiorno, e molti anziani; attorno gigantesche rotonde che deviano il traffico verso la natura (Porrettana) oppure ti ributtano all’interno della città, circumnavigando l’ospedale e nell’arteria principale che è Via Saffi, ma anche la più importante Via Emilia, parcheggi di roulotte dismesse (una è andata a fuoco qualche settimana fa). Sicuramente lo spazio che amiamo di più lì intorno sono i Prati di Caprara, un bosco verde, completamente selvaggio e continuamente ambito dai palazzinari più aggressivi, al suo interno un mondo in disfacimento, fra ruderi e scheletri metallici, ma anche natura selvaggia che si impadronisce di tutto quello che viene lasciato lì. Ricorda certe ambientazioni della prima serie di True Detective ed è lì che abbiamo ambientato lo shooting per il nostro album.