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La danza come spazio di immaginazione: il programma di Danza Urbana 2025

Written by La Redazione il 28 August 2025
Aggiornato il 29 August 2025

Foto di Raffaello Rouge Rossini

Identità da decostruire, alterità da accogliere, linguaggi da reinventare, futuri da immaginare. È da qui che parte la 29ª edizione di Danza Urbana, il festival diretto da Massimo Carosi che dal 1997 porta la danza negli spazi pubblici di Bologna e che dal 3 al 7 settembre torna a trasformare piazze, parchi, ex chiese e musei in palcoscenici aperti e cangianti.

Per cinque giorni la danza diventa dispositivo di sguardo sul presente: «Danza Urbana – racconta Carosi – rifugge dalle semplificazioni, dalle narrazioni prevaricanti, attraverso opere prime, anteprime, studi che spingono oltre i linguaggi della danza codificati, che tentano di aprire brecce nei ripiegamenti della storia con visionarietà, sperimentazioni, ricerca». In programma 16 spettacoli, un’anteprima, un’esclusiva e 7 prime assolute, con i protagonisti della coreografia italiana e internazionale contemporanea e una sezione dedicata ai nuovi talenti.

Tra i nomi più attesi, Salvo Lombardo con l’anteprima Birdsong (3 settembre, ex Chiesa di San Mattia), ispirata ai codici sonori del richiamo degli uccelli; Fabrizio Favale con The Nothing Island (6 e 7 settembre, ex Chiesa di San Mattia), creazione site specific ed esperimento che affianca presenze e attività di diversa natura – dalla coreografia al suono, dalla costruzione di manufatti ad accadimenti quotidiani, e ancora piante e animali rari; il duo Panzetti/Ticconi, a cui il festival dedica una monografica con lo spettacolo Cry Violet (4 e 5 settembre, Serra Madre), riflessione sul greenwashing e sul rapporto tra colpa e natura; sempre di Panzetti/Ticconi è la video installazione DIE WANDERER visibile negli stessi giorni, frutto di un viaggio di dieci giorni da Lipsia a Tivoli sulle tracce dei paesaggi della pittura romantica.

Accanto a loro, le nuove voci della sezione Nuovi Sguardi, tra cui l’artista di origini siculo-nigeriane Ofelia Balogun con Figlie della terra di mezzo e Nagga Giona Baldina, di origine etiope, con Yours, che portano in scena in Piazza Santo Stefano identità ibride e memorie collettive, aprendo dialoghi con le eredità storiche e coloniali. Non mancano le esplorazioni internazionali, come quelle dei coreografi libanesi Christophe Al Haber e Samer Zaher, presentati grazie alla rete Solidarity in Motion, o la forza flamenca di Álvaro Murillo con 8 Km a Mula al Parco 11 Settembre.

Il festival conferma anche la sua vocazione di laboratorio, intrecciando spettacoli e momenti di confronto: dal talk dedicato al Teatro di Paesaggio del collettivo DOM- all’incontro (sabato 6 settembre nella Sala Conferenze del MAMbo) che segna il lancio di Area Pubblica, rete nazionale di festival e realtà artistiche nello spazio urbano.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO