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Il viaggio nella voce di AngelicA 2017

Il festival di musica 'apparentemente radicale' torna a Bologna dal 4 al 31 maggio. Ecco cosa non perdere

Written by Salvatore Papa il 19 April 2017

E maggio fu, come nell’ormai lontano 1991 quando AngelicA vide la luce con l’intenzione di farne un appuntamento annuale, un “momento maggio”. Con l’aria che si fa calda torna, quindi, il festival di musica ‘apparentemente radicale’ (e che si ha poco occasione di ascoltare) diretto da Massimo Simonini, dove i musicisti sono angeli senza genere che spesso vivono ai margini dei circuiti ufficiali.

È la voce la grande protagonista di quest’anno e diversi sono i progetti che dal 4 al 31 maggio al Teatro San Leonardo (e non solo) seguiranno questo filo conduttore. A partire dalla prima giornata nella quale la performance canora estrema di David Moss (uno che ha duettato con il gotha della post-improvvisazione newyorchese come Arto Lindsay, Fred Frith, Bill Laswell, John Zorn) incontra il piano di Daan Vandewalle in un inusuale omaggio a Bach e alle sue Variazioni Goldberg.

Voce che sale verso l’alto (il 6 maggio) nel canto estatico e glossolalico del riscoperto Ghédalia Tazartès, inclassificabile artista francese dai dischi introvabili rimasto per tre decadi solo un’oscura menzione nella leggendaria “lista di influenze” dei Nurse with Wound, scomparso per fare teatro e tornato negli anni 2000 in numerosi festival internazionali, tipo Terraforma nel 2014. Accanto ai suoi ritmi primitivi, nastri in loop o crudi montaggi da musique concrète casalinga, nella stessa serata, le polifonie sarde dei Tenores di Bitti “Mialinu Pira”.

Annette Peacock
Annette Peacock

Voce attesissima (Teatro Comunale Luciano Pavarotti il 23 maggio) nel caso della rara Annette Peacock compositrice, polistrumentista, pioniera dell’uso del sintetizzatore e della manipolazione elettronica della voce. Una delle figure di culto della musica contemporanea con una galleria di rapporti che va da Allen Ginsberg, John Cage, Robert Moog a David Bowie, il quale rimase talmente impressionato dal suo primo album (I’m The One, del 1972) che ne ingaggiò il pianista Mike Garson (da Aladdin Sane al suo ultimo tour Reality).

E ancora il Piccolo Coro Angelico diretto da Giovanna Giovannini sulle composizioni di Philip Corner e Malcolm Goldstein (il 27 maggio) o Phil Minton, cantante e improvvisatore in grado di passare dalla forma-canzone alle tecniche vocali estese della musica improvvisata, e vecchia conoscenza di AngelicA che torna a Bologna per una prima assoluta commissionata dal festival insieme all’Orchestra del Teatro Comunale (il 19) e per un concerto con la musicista sino-americana Audrey Chen in una performance “selvaggia, ululante e animalesca, ma anche umana” (il 12).

Sul lato dell’improvvisazione da non perdere saranno gli Alterations (5 maggio), il quartetto composto da Steve Beresford, Peter Cusack, Terry Day e David Toop che negli anni 70 rivoluzionò il concetto di free improvisation, passando da un approccio astratto ad uno ricco di citazioni che abbracciavano anche il reggae e il dub e fonti sonore non proprio ortodosse: strumenti giocattolo, drum machine, tastiere Casio portatili, musiche etniche extra-occidentali, registrazioni dei canti degli uccelli o di paesaggi sonori urbani, ecc. “Il più grande gruppo di tutti i tempi”, secondo il direttore di The Wire, Tony Herrington.

Alterations (photo by Fabio Lugaro)
Alteration (photo by Fabio Lugaro)

Sul fronte italiano interessante anche l’apparizione (il 7 maggio) degli Arke Sinth di Padova, gruppo di improvvisazione nato verso la fine degli anni 70 (uno di loro, Alvise Vidolin fu per anni assistente di Luigi Nono), pionieri dell’uso dell’elettronica e dei sintetizzatori, riunitosi per la prima volta dopo 43 anni in occasione dell’uscita dell’album con le registrazioni del 1972-73 pubblicato da Die Schachtel (2016).

Non manca, come da qualche anno a questa parte, la delegazione norvegese rappresentata dall’improvvisatrice elettronica Natasha Barrett con “Space Chamber”, concerto spaziale acusmatico, e il duo Skrap.

Si chiude in bellezza con la presenza di Roscoe Mitchel, compositore e innovatore di fama internazionale noto per l’utilizzo di strumenti a fiato dai registri più estremi, il 30 maggio accompagnato dall’organo di Francesco Filidei e il 31 dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, entrambi i concerti alla Basilica di Santa Maria dei Servi.

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