Ennesimo annuncio per il futuro distretto dell’ex Scalo Ravone, area che dalla proprietà delle Ferrovie è passata nei mesi scorsi al Comune di Bologna (per intenderci: quella porzione comprende anche il TPO e il Dumbo e costeggia la ciclabile di via del Chiù – vedi immagine qui sotto). Rispetto al progetto di un anno fa, cambiano in parte i piani iniziali e arriva un nuovo nome: Sim Bolo Park (dove Sim sta per Sostenibilità, innovazione, mutualismo). Nel testo di presentazione ci sono tutte le parole che contano e che sono ormai il marchio di fabbrica di tutti i progetti di rigenerazione: “un Parco urbano sostenibile e resiliente, un parco della cultura, distretto della creatività, dell’innovazione sociale, delle arti e dello sport, nuovo luogo urbano di aggregazione, di servizio pubblico e di socialità per la città di Bologna”.
Ma vediamo quali sono le novità.
Prima fra tutte il trasloco del progetto del Polo della Memoria Democratica, che era inizialmente previsto negli edifici accanto alla Stazione Centrale. Lo spazio, finanziato con 21.111.278,10 euro di fondi del PNRR, dovrebbe essere un punto di riferimento per la riflessione sulla contemporaneità – si legge – “attraverso il filtro di valori che a Bologna più che altrove fondano le loro radici storiche e che sono alla base della vita democratica del nostro Paese come l’antifascismo, l’antirazzismo, l’espansione e la lotta per i diritti civili e sociali, la lotta allo stragismo, il pensiero e la cultura critica”.
L’altra novità è che sui circa 130 alloggi di Edilizia Residenziale Sociale (ERS) previsti dal Piano per l’abitare – metà dei quali dovevano essere realizzati dal Comune stesso – al momento non c’è più certezza, perché i costi – fa sapere l’Assessore all’Urbanistica Raffaele Laudani – sono aumentati del 40%. La speranza della Giunta è che, dalla partecipazione a un bando per i Piani di Sviluppo, possano arrivare altri 10 milioni di euro per realizzarne almeno una parte. Ma questo già in una seconda fase, nella quale dovrebbero essere realizzati anche un Campo di calcio con annessa palazzina spogliatoi di circa 2000 mq, la succursale del Liceo Scientifico Arcangeli ed ulteriori edifici di Edilizia Residenziale Sociale con annessi servizi di quartiere. Di questi ultimi al momento non si hanno dettagli.
Come già annunciato – e questa è cosa buona e giusta -, l’equivalente dell’80% dell’area, che al momento è coperta dal cemento, sarà dedicata a parco e a verde. Sul restante 20%, oltre al Polo e agli eventuali alloggi ci saranno poi spazi per eventi culturali e sportivi, spazi di co-working, nonché gli immancabili punti di ristoro per i frequentatori del parco. Lungo tutto il distretto è prevista, infine, una “Promenade“, ovvero una lunga fascia ciclopedonale alberata che probabilmente collegherà in futuro l’area con la nuova stazione del Servizio Ferroviario Metropolitano (SFM) di Prati di Caprara e, quindi, anche con il nuovo quartiere Green Soul costruito dalla società immobiliare Nhood Services Italy come esito del concorso internazionale Reinventing Cities.
La spesa complessiva dell’intervento finanziato con fondi PNRR ammonta a 57.889.346,79 euro a cui si aggiungono, come dicevamo i 21.111.278,10 euro del Polo per la memoria democratica. I lavori dovrebbero partire entro il 1 luglio 2025, dopo l’approvazione del progetto esecutivo, ed essere terminati entro il 31 dicembre 2027.
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Chiudiamo con una notazione. A qualcuno/a non sarà sfuggito che l’acronimo scelto per il nome richiama anche quello di un noto videogioco, SimCity, che è un simulatore di sviluppo urbano. Oltre ad aver aperto una nuova era del gaming, SimCity è famoso perché è stato in grado di ispirare una nuova generazione di pianificatori urbani. Pubblicato nel 1989 dalla Maxis e creato da Will Wright, la sua caratteristica è che non si vince né si perde, ma è fondamentalmente un sistema manageriale. Il cofondatore di Maxis, Jeff Braun, raccontò: «Pensai subito che fosse geniale. Intravidi un pubblico di megalomani che vogliono controllare il mondo». E un po’ aveva ragione. SimCity è, infatti, diventato un precursore delle città renderizzate, ma anche delle smart cities iper sorvegliate ed è spesso criticato perché i suoi algoritmi e le sue regole di base riflettono quelli dell’ideologia neoliberista.
Ora, senza aggrapparsi ad associazioni forzate tra SimCity e Sim Bolo Park, la coincidenza voluta o meno tra i nomi ci fa semplicemente riflettere sul fatto che tutti questi annunci e progetti, le risorse pubbliche e private spostate come fiches, il pacchetto composto da servizi, verde, parcheggi e un po’ di spazi culturali e retorica green che non guastano mai o, più in generale, il rapido e schizofrenico cambiamento del paesaggio urbano offerto come immagine renderizzata del futuro, danno inevitabilmente l’idea che lo sviluppo delle città sia essenzialmente diventato un giochino a codice chiuso sul quale abbiamo sempre meno controllo.