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Alla Barca nasce un’edicola di comunità

quartiere Barca

Written by Salvatore Papa il 15 April 2021
Aggiornato il 21 May 2021

Piazza Bernardi, quartiere Barca. Un incrocio stradale soffocato dalle auto incastonato tra palazzi e piccole aree verdi. Un luogo apparentemente simile a tanti altri angoli di periferia dove le relazioni umane provano in tutti i modi a farsi spazio. In Piazza Bernardi c’è un’edicola, uno dei pochi punti di riferimento della zona. La storica edicolante Pina conosce quasi tutti e chi la conosce sa bene che da lei non si comprano solo riviste e giornali: qui ci si incontra, si chiacchiera, si ottengono preziose informazioni. Ma la meritata pensione di Pina sta per arrivare e il rischio di perdere la propria edicola è diventato l’occasione per un gruppo di famiglie per far nascere qualcosa di utile. Altrove le chiamano portinerie di quartiere, a partire dalla nota Lulu dans ma rue di Parigi, ma qui il progetto è ancora più ambizioso. Ce l’ha raccontato Antonio Cardelli.

 

Partiamo dall’inizio

Tutto parte da un gruppo di famiglie che vivono in questo lato del quartiere e si conoscono attraverso gli incroci dei propri figli nelle scuole Cesana. Un anno fa, a maggio scorso, abbiamo pensato di trasformare la nostra generale propensione alla cittadinanza attiva in qualcosa di nuovo che potesse produrre valore all’interno del quartiere stesso. Da lì la costituzione il 20 marzo scorso di una società cooperativa impresa sociale chiamata Il Passo della Barca (con riferimento alla barca che attraversava il Reno da un lato all’altro) con 25 soci che a fine aprile diventeranno circa 60.

Qual è l’obiettivo della cooperativa?

La logica con cui ci stiamo muovendo è quella che fa riferimento alle cooperative di comunità, ovvero individuare delle necessità e cercare di dare noi stessi una risposta. E il pretesto per sviluppare questo progetto è nato proprio dall’arrivo della pensione della nostra edicolante storica.

Perché è così importante quell’edicola per voi? E cosa diventerà?

Innanzitutto è stata una delle poche attività aperte nel quartiere anche durante la pandemia. In generale poi la consideriamo un esercizio di pubblica utilità perché è un punto di riferimento per noi e i nostri figli. Ed è proprio dal suo valore comunitario che vorremmo ripartire non solo per mantenerne l’offerta, ma anche per farla diventare una sorta di hub di servizi di diversa natura, quello che oggi chiamano portierato di quartiere, dove oltre a incontrarsi, si può chiedere un aiuto, trovare un artigiano o qualcuno che innaffi le piante quando non sei a casa, qualcuno che ti porti la spesa, dove puoi lasciare un mazzo di chiavi, ecc.
Da maggio scorso abbiamo quindi iniziato a raccontare l’idea nei parchi, per telefono, online ovunque fosse possibile e da un gruppo di 3-4 famiglie ci ritroviamo oggi in più di 60 persone e speriamo di crescere ancora.

 

Quando pensate di aprire?

Dall’autunno prossimo.

Mi dicevi però che l’edicola è solo il punto di partenza…

Sì. La scelta di costituirci come impresa e non come associazione sta nel fatto che vorremmo riuscire anche a produrre lavoro, generare valore all’interno del quartiere per reinvestire tutto nel quartiere stesso, sfruttando le competenze varie dei soci. Pensiamo che questo sia un pezzo di città molto interessante perché centrale rispetto a determinati punti di riferimento e servizi (colli, parchi, ospedali, stadio, ecc.), quindi perfetto anche per un turismo che ha esigenze di prossimità. Sono tutte idee che abbiamo presentato a Legacoop, a Banca Etica, al Quartiere e al Comune e attraverso le quali speriamo di riuscire a vivacizzare il tessuto economico del nostro vicinato.

Cosa vi distingue dagli altri progetti per le periferie?

La nostra non è una risposta al disagio: quello che ci interessa è piuttosto la qualità della vita del territorio in cui viviamo. Per farti un esempio: insieme all’edicola, ci piacerebbe molto potere recuperare la funzione della sua piazza, che oggi è più che altro un parcheggio e uno snodo per le auto; e al Quartiere abbiamo proposto poi un patto di collaborazione perché vorremmo che il progetto per l’edicola fosse anche accompagnato da una riqualificazione dello spazio urbano e delle aree verdi che sono lì attorno.

Veniamo a te, dall’accento non mi sembri bolognese. Perché tanto affetto per la Barca?

Io sono di Portici, in provincia di Napoli. Sono arrivato a Bologna più di 20 anni fa per fare l’architetto e occuparmi di sviluppo territoriale e urbano. Da circa quindici anni invece vivo alla Barca. Come tanti altri soci della cooperativa sono stato adottato felicemente da questa parte di città. Qui abbiamo tutto quello che ci serve, tanti spazi verdi e una fitta rete di relazioni. Ed è il posto dove cresceranno i nostri figli.