Quando oggi si parla di BDSM in Italia (acronimo che sta per Bondage & Disciplina, Dominazione & Sottomissione, Sadismo & Masochismo) la mente va subito a Decadence, uno dei movimenti BDSM più importanti d’Europa. Secondo Carlo Valentine, che l’ha fondato nel 2005, non poteva che nascere a Bologna, dove in quel momento storico si sentiva ancora l’energia e la libertà della città che ha fatto la storia delle sottoculture italiane.
Dagli eventi – che contemplano ingredienti fondamentali come il dress code, la musica e la scenografia a tema – ai raduni veri e propri, Decadence è diventato il punto di riferimento di una comunità di persone differenti per generi sessuali, gusti e passioni (feticisti, sadomasochisti, dark, gothici) che in Decadence ha sempre trovato una casa, la casa delle “diversità”.
Sabato 4 marzo Decadence festeggia i suoi 18 anni al DumBO dedicando l’anniversario alla Storia della musica elettronica in un viaggio che parte dalla nascita dell’EBM e arriva fino ad oggi, ponendo l’accento sui suoni e i generi più oscuri. Ospite speciale sarà il pioniere della techno newyorkese Lenny Dee.
Per l’occasione, ecco la nostra chiacchierata con Carlo Valentine.
Qual è stata la miccia che ha acceso Decadence?
Decadence nasce da una miscela di passioni, amore e rispetto per gli stili e sottoculture underground che altrimenti non sarebbero mai stati uniti. La ricerca della loro connessione è cresciuta fino a diventare un movimento multiculturale che si concentra sul connubio tra queste culture ed estrazioni socio-culturali differenti. Oltre all’amore per vari generi musicali mescolati insieme, la vera miccia che ha innescato il fenomeno Decadence è legata all’unificazione delle numerose minoranze coinvolte nell’intricato territorio dei mondi alternativi.
Tu come sei arrivato a Bologna e perché, secondo te, Decadence è nato e si è evoluto proprio qui?
Sono venuto a Bologna per l’Università e ben presto mi è apparso chiaro perché questa città sarebbe diventata la culla del movimento Decadence. Si respirava un’atmosfera di possibilità infinite, con una storia e una cultura ricche che incoraggiavano la creatività e l’espressione di sé. La vita notturna della città, alla quale ho contribuito attivamente con tanti eventi prima del Decadence, era leggendaria. Non c’è da stupirsi che tanti grandi artisti, scrittori e pensatori siano venuti da Bologna. È una città speciale.
Il concetto di trasgressione cambia continuamente e forse in alcuni casi c’è stato addirittura un arretramento rispetto alla tollerabilità sociale di certe manifestazioni di libertà. Cosa significa per te trasgredire oggi e cos’è per te indecente?
Rimanere aperti all’esplorazione di nuove idee perché in questo modo possiamo imparare di più su noi stessi e capire cosa è importante, rispettando allo stesso tempo gli altri. Per raggiungere la vera libertà in questi tempi, bisogna riuscire ad esprimersi naturalemente anche nel mondo web, cosa impossibile per via dei divieti, quindi trovo indecente la censura dei vari social e siti che si ritengono addirittura sopra la legge.
Il concetto di confine inteso come limite è centrale all’interno delle vostre sottoculture di riferimento: il bondage, certi tipi di abbigliamento, i volumi/suoni, l’idea di sottomissione. Da dove nasce secondo te questo bisogno di spingere i sensi verso nuove frontiere?
Il bisogno di spingersi oltre i limiti e di esplorare nuove frontiere nell’ambito del bdsm, di certi tipi di abbigliamento, di suoni è qualcosa che molti prima o poi si trovano ad affrontare. Nasce dalla visione, manifestazione o “per sentito dire” di pratiche a noi sconosciute in precedenza e dall’interesse ad esplorarle perché ci si accorge che queste erano fondamentalmente innate dentro noi stessi. Per alcune persone può derivare dal desiderio di una più profonda comprensione di sé; per altre, il brivido di correre un rischio o di “spingersi” fisicamente o emotivamente può essere un fattore motivante.
Cosa c'è di rivoluzionario nel provare piacere?
Quando prendiamo sul serio il piacere, significa che andiamo contro ciò che la società ci dice che è lecito o meno, è giusto o sbagliato; significa abbracciare noi stessi per ciò che siamo e per come ci sentiamo, senza lasciare che il giudizio o le aspettative dettino la nostra vita. Possiamo creare atti intenzionali per realizzare una trasformazione, come sperimentare diverse forme d’arte, media, espressione, dialogo, ecc. che alla fine portano a reclamare il proprio potere sulla propria esperienza di vita impegnandosi in uno stile di vita più consapevole.
Cosa ne pensi, invece, del linguaggio inclusivo e delle attuali battaglie legate ad esso?
Quando si parla di linguaggio inclusivo e delle attuali lotte per rendere la società più “inclusiva”, credo sia assolutamente fondamentale assumere una posizione progressista. Dobbiamo continuare a concentrarci sullo sviluppo di ambienti in cui le persone si sentano accettate, sicure e rispettate a prescindere da chi siano o da quale sia il loro background. In breve, una società veramente inclusiva deve essere costruita sulle fondamenta del rispetto.
Per poter procedere in questa direzione, dobbiamo garantire che tutti abbiano accesso agli stessi privilegi e diritti, senza eccezioni. Le persone devono potersi esprimere liberamente senza preoccuparsi di essere giudicate o censurate in base alla razza, all’identità di genere, alla sessualità, alla religione o a qualsiasi altro aspetto della loro identità. Ciò significa non solo abbracciare la diversità, ma anche promuovere attivamente l’inclusività a ogni livello, dalle interazioni individuali fino ai discorsi politici e alle decisioni politiche.
Significa anche sostenere un progresso che non può essere fermato da coloro che potrebbero desiderare altrimenti. È importante che noi, come cittadini del nostro pianeta Terra, ci battiamo per il progresso verso la vera uguaglianza.
Quali sono i luoghi comuni sbagliati sulla comunità di Decadence con i quali ti sei dovuto confrontare/battere in questi anni?
Nel corso degli anni, abbiamo dovuto affrontare e combattere tutto, dagli stereotipi sull’identità di genere ai falsi miti sul BDSM e addirittura sul significato dell’indossare il nero. Ma fortunatamente, attraverso queste sfide abbiamo imparato a condurre conversazioni per spostare la mentalità dalle false narrazioni. Tra le idee sbagliate più frequenti è che i membri di questa comunità siano semplicemente persone che indossano solo abiti neri e praticano attività sadomaso. Sebbene sia vero che vestirsi di nero e indossare pelle possa essere un’espressione della propria identità, l’appartenenza alla comunità Decadence va ben oltre questi due aspetti.
Un’altra idea sbagliata comunemente diffusa sul Decadence è che si tratti esclusivamente di un movimento in cui i membri si identificano per la propria sessualità. In realtà, questo collettivo abbraccia tutte le identità di genere, i membri non attribuiscono alcuna importanza specifica all’orientamento sessuale; tutti hanno la stessa importanza, indipendentemente dalla loro identificazione sessuale.
Un’equivoco banale legato al Decadence è che ogni persona in questa sottocultura abbia uno stile di vita e un guardaroba “fisso”. Anche in questo caso, però, nulla potrebbe essere più lontano dalla verità; la moda in questo ambito spazia purché ci si senta se stessi quando si adotta un look. Ogni membro crea la propria estetica unica basata sull’espressione di sé piuttosto che seguire standard.
I principi fondamentali di Decadence rimangono costanti: accettare tutti i generi senza giudizio; promuovere l’autonomia attraverso l’autodeterminazione e le scelte personali; incoraggiare l’espressione creativa utilizzando stili tradizionali e anticonformisti; responsabilizzare i partecipanti attraverso pratiche sicure come il BDSM; celebrare l’individualità promuovendo al contempo l’unione all’interno di un gruppo più ampio.
Altro elemento centrale in Decadence è ovviamente lo stile. Quanto era difficile trovare un indumento in latex 18 anni fa e cos’è cambiato oggi? Quanta "moda" ha fatto Decadence?
Decadence ha sicuramente rivoluzionato il modo di concepire la moda, lo stile e gli indumenti in lattice. 18 anni fa era estremamente difficile trovare un capo in latex, poiché pochissimi negozi in tutto il mondo lo vendevano e quei pochi si trovavano a Londra. Noi avevamo degli amici operatori che realizzavano capi su commissione, quindi se si voleva qualcosa di specifico o personalizzato, ci si poteva rivolgere a loro- Negli ultimi anni le cose sono cambiate,d ai rivoluzionari capi di alta moda visti sulle passerelle di tutto il mondo agli shop on line, il latex è diventato reperibile e meno costoso.
A un certo punto è uscito anche un film "Pan Play Decadence"...
Produrre “Pan Play Decadence” è stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Questo film è stato speciale perché mi ha permesso di realizzare la mia passione per il cinema, ma anche perché è servito come una dedica al Decadence. Ci ha spinto tutti fuori dalla nostra zona di comfort e ci ha dato risultati che hanno superato tutte le nostre aspettative vincendo premi e partecipando a svariati festival, nonché l’uscità nelle sale cinematopgrafiche e la diffusione in dvd su scala mondiale. Di recente è stato acquisito anche dalla piattaforma Prime Video, quindi se non l’avete ancora visto, date un’occhiata a Pan Play Decadence.
In una bella intervista a Nasty, hai detto che "l’incontro col Signore e le scuole cattoliche" sono state le tue prime "esperienze fetish"...
Ho frequentato scuole cattoliche, quindi la religione fa parte della mia vita. Sono sempre stato interessato all’esoterismo, ho una laurea in Metafisica e molte conoscenze di bibliologia. Le punizioni corporali e le sottomissioni sono molto presenti anche nella religione ed è in parte grazie ad essa se ho sviluppato certe idee.
C'è poi il tuo libro in uscita, Madonne...
Proprio partendo dalle mie ricerche, ho incominciato a scrivere riflessioni su Dio e da qui è nato il libro. Alcuni grandi editori che inizialmente mi avevano dato dei segnali positivi si sono tirati indietro per via dell’argomento troppo forte, volevano che eliminassi buona parte dei contenuti, e per me significava censurarlo. Solo uno tra questi, forse perché più audace o aperto ha deciso di pubblicarlo. Come ha scritto Vittorio Sgarbi nella sua prefazione è “un’opera di genere neo-situazionista”, “un’aperta discussione sull’etica educativa fin troppo obsoleta, non più accettabile”.
Quali sono le scene più memorabili che ti sono rimaste impresse di questi anni?
Le notti, la gente e la magia degli eventi presso il Cimitero Monumentale della Certosa per finanziare i restauro di alcune opere d’arte all’interno di esso, i momenti vissuti a Berlino per realizzare gli eventi all’Agra Arena/Glasshaus/Badeschiff, la grande folla colpita di fronte al nostro carro nella Street Parade.