Da quando è tornato in giro, senza i Ritmo Tribale, senza la scimmia sulla schiena, Edda è diventato all’istante un classico della canzone in italiano: irreplicabile, irripetibile, inimitabile, inconfondibile appena apre bocca e parte la prima nota, la prima parola. Sceso a patti con i demoni personali nel devastante uno-due “Semper Biot”-”Odio I Vivi”, bordate psichiche dalla portata misurabile nell’ordine di trilioni di megatoni o giù di lì, dal terzo disco in poi ci si può anche abbandonare e perdersi nel flusso senza ripercussioni, si può anche abbassare la guardia e semplicemente godersi lo spettacolo di una voce e una narrazione che conoscono pochissimi rivali al mondo e nessuno in Italia. Il nuovo disco è fuori, sarà sempre un’emozione.
Scritto da Matteo Cortesi