Il ritmo non sono le note, è lo spazio tra le note che alla fine crea ritmo e variazione. Così spiegava la sua musica in una recente intervista il prolifico batterista australiano, che può essere interpretata come una versione jazz funk del ventunesimo secolo.
Da abile percussionista qual è, Alexander Flood crea groove che accentuano la sua versatilità ed il suo virtuosismo nel suonare più ritmi cosmopoliti, permettendo alla musica di respirare e prendere forma, in cui lo spazio del quale parla assume una connotazione diversa, giocando con la sua natura poliglotta, infondendo ritmi e trame che attingono dall’Africa fino al Brasile.
Con la sua musica Alexander Flood sembra voler dare alle sue composizioni un’impronta sempre nuova e dinamica, ma soprattutto capace di assemblare energie diverse che attingono dall’house, fino al broken beat e al funk.
Il batterista australiano è un vero e proprio etnomusiclogo, grazie alle sue trame musicali capaci di confondere i confini culturali, mentre le percussioni inspirano energia senza sosta.
La sua è musica per il corpo che ti ritrovi a ballare senza freni, capace di orientare la mente su mantra psichedelici che assorbono rapidamente il tuo tempo mentre l’umore resta sollevato per giorni.
Scritto da Fabrizio Melchionna