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gio 23.06 2016 – sab 25.06 2016

Lenz Fondazione: Il Furioso (2)

Dove

Tempio della Cremazione di Valera
Strada Valera di Sopra 115/A, Parma

Quando

giovedì 23 giugno 2016 – sabato 25 giugno 2016
H 21:30

Io sono Orlando, sono un giovane cavaliere che ha combattuto tante guerre“. Un uomo dimesso che parla come fosse all’osteria, con accento parmigiano e nessun portamento drammatico. Al contrario di quel che potremmo aspettarci, le parole suonano più scolpite che mai. Così inizia la nuova drammaturgia di Francesco Pittito, dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, quattro episodi che seguono quelli messi in scena l’anno scorso al Museo Guatelli e al Padiglione Rasori dell’ospedale di Parma. Ancora una volta Lenz mette in scena attori sensibili, in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale di Parma e più di ogni altra volta è il testo a trionfare.

Siamo qualche chilometro fuori Parma, in campagna. Alberi, campi, balle di paglia e una scenografia che non ti aspetti: il grande crematorio progettato da Paolo Zermani, mattoni facciavista e classicismo post moderno. Di notte, con le proiezioni sulla facciata, il cielo plumbeo e Orlando, innamorato di Angelica e geloso di Medoro, il giovane saraceno che l’ha fatta innamorare. La prima stanza è dedicata all’illusione amorosa. “Sono illusione. Illusione perché amo una donna ma non sono corrisposto“.

Angelica è una proiezione. Orlando vuole inseguirla fino in capo al mondo oppure, lo scopriremo dopo, fin oltre la morte. Angelica fugge e continuerà a fuggire, correndo a gambe levate. Orlando scopre  le parole di Medoro. Arriva la follia. Le scritte in arabo, sulla pelle di Angelica, quasi una sintesi tra le immagini di Shirin Neshat (la legge) e i racconti del cuscino di Peter Greenaway (la dedizione). Orlando vorrebbe essere bello e amato come il rivale: “Medoro, fammi entrare nel tuo corpo. Vorrei fare l’amore anch’io con Angelica“. Ecco la disperazione. Orlando perde il senno. Si spoglia dell’armatura e dei vestiti. Si sdraia per terra nel bosco senza dormire e mangiare per tre giorni.

Entriamo nel tempio ed assistiamo al duello tra Zerbino e Mandricardo. Gli elmi sono caschi da rugbista, qui c’è una lunga tradizione (lo so bene: un tempo m’innamorai di una ragazza che stava col capitano della locale squadra di rugby). Zerbino muore nello scontro con Mandricardo e si dispera: “come farà la mia Isabella quando saprà della mia morte?“. La ritrova nell’aldilà, attesa molto a lungo. Isabella è ormai vecchia. “La morte è come un filo che si stacca dalla vita“. Ha nostalgia della gioventù, vorrebbe un viaggio di nozze e i confetti ma ormai è circondata dagli scheletri.

Passiamo dal locale tecnico, quello della cremazione. C’è il portellone della cella di carico. Ancora suoni, le musiche di Andrea Azzali sottolineano il momento. Non c’è tempo di indugiare sul forno, qualcuno vorrebbe perdersi in questo incrocio di tubi e camini. Andiamo oltre, c’è un prato, quattro quadranti con vasche di acqua radente e in fondo le proiezioni della luna. “Ecco la luna con i suoi crateri, con i suoi fuori, con i suoi fiumi, i paesi, le città“. Orlando si guarda intorno ma è tutta polvere. La natura sembra partecipare. Arriva del vento forte e l’acqua delle vasche s’increspa. Ecco Ruggero e Rinaldo che ha ucciso il drago. Zerbino e Isabella sono finalmente affiancati. “Torniamo sulla terra, la luna è lontana!” Orlando trova il senno in un’ampolla e ne aspira il contenuto. “Sta qui dentro il cervello?” Il ricordo di Angelica è svanito: ora potrà tornare sulla terra e aiutare Carlo Magno a vincere la guerra contro i saraceni.

Più criptico che mai, questo spettacolo di Lenz va visto per diverse ragioni: il luogo, davvero incomparabile e perfetto per questa drammaturgia, la recitazione così cruda e anti teatrale da esaltare il testo, la messinscena con proiezioni e luci che rendono il Tempio della Cremazione ancora più spettrale.

Segue a teatro una bellissima performance di musica e danza contemporanea di Simon Mayer, omaggio splendido e molto personale al Furioso.

La 21ª edizione del festival Natura Dèi Teatri prosegue con altre repliche del Furioso, la prima del Macbeth di Lenz (26-3 luglio), Ilaria Drago (29 giugno) in un concerto poetico dedicato a Simone Weil e Janek Schaefer (2 luglio) in “Reflections in the rear view mirror”.

Scritto da Corrado Beldì