Calgary, 2012. Dalle ceneri di una band chiamata Women nascono i Viet Cong, formazione classica di voce, chitarra, basso e batteria. Il passo dai palchi canadesi a quelli del mitico SXSW è breve: segue la pubblicazione con Mexican Summer del loro primo Ep, Cassette, e il debutto – a gennaio 2015 – del primo album sulla lunga distanza, che si chiama proprio Viet Cong ed esce per Jagjaguwar. Insieme al successo internazionale, però, arrivano le polemiche sul loro nome, ritenuto sconveniente dai più, tanto che i quattro si vedono annullare una serie di show dal vivo, da Melbourne a Berlino. Un destino comune alle band post-punk, in effetti, basta pensare ai cari Joy Division o ai Gang of Four (che però dei loro nomi controversi ne hanno fatto una forza).
A settembre 2016 arriva il secondo album e anche un nuovo nome: forse ispirati dai sentimenti suscitati in promoter e booking dal moniker precedente, ecco che i quattro si celano dietro a “Preoccupations”. Cambia l’abito, ma la sostanza è la stessa: un post punk potente, definito “labirintico”, che strizza l’occhio agli anni ’80 degli Echo & The Bunnymen e ai Psychedelic Furs.
Al Locomotiv presentano il loro ultimo album – omonimo – e sono preceduti da JOYFULTALK, l’ultimo frutto del compositore canadese Jay Crocker.
Scritto da Laura Marongiu