Non bastava essere il festival in spiaggia “che ci invidiano anche in California”. Non bastava essere gratis. Non bastava essere riusciti a portare nella provincia “virtuosa” di Ravenna un pubblico giovane e internazionale. Non bastava neanche essere ospitato dallo stabilimento balneare preferito da John Dwyer e Ripley Johnson. Dopo sei gloriose edizioni, il Beaches Brew alza la posta e scompiglia le carte con una line up che però non è più il tripudio garage psichedelico per cui lo abbiamo adorato finora, stavolta estendendo lo sguardo verso le contaminazioni, l’elettronica e una contemporaneità che si spinge oltre i confini del – sempre caro, beninteso – indie rock. E così quest’anno all’Hana-Bi ritroveremo il “solito” festival immerso in una dimensione rilassata, accogliente, positiva e cosmopolita, dove i musicisti si mescolano al pubblico, la security è attenta ma non intrusiva ed è possibile scegliere l’approccio “stage diving” o quello birretta sulla sdraio (oppure un saggio mix di entrambi), ma verremo piacevolmente sorpresi da un cartellone diverso dal solito. E per questo forse ancora più esaltante degli scorsi anni. Ci saranno il groove irresistibile e le planate intercontinentali dei texani Khruangbin e il jazz cosmico dei Comet Is Coming, l’elettronica intensa, celebrale e nerissima di Jlin e un culto dell’ethio jazz come Hailu Mergia, ci saranno il punk indomito e politico dei Downtown Boys, le composizioni avant di Nadah El Shazly e Sudan Archives e l’elettronica free e ipnotica Machweo; ma ci sarà anche l’indie rock, quello che vira verso l’elettronica e i ritmi con Tune-Yards e i Liima, e quello più spigoloso e ossessivo di Omni e Havah. Ci saranno tante facce mai viste ma pure tante facce amiche, quelle per cui il Beaches Brew è diventato una fidata consuetudine ogni volta sempre un po’ fuori dalla norma.
Scritto da Chiara Colli