Pochi personaggi indipendenti italiani ispirano la stessa simpatia di Bruno Belissimo. Il suo è un immaginario ancorato con ironia ai peggiori piano bar degli anni 70 e 80. Musicalmente la sua performance live (si esibisce da solo con basso e macchine) è qualcosa di irresistibile. Tra orizzonti funk e incessanti groove a metà strada tra house d’annata e colonne sonore di b-movie (suo padre gestiva un videonoleggio a Toronto), riuscire a non muovere il culo ai suoi live è sempre un’impresa per pochi eletti. Il suo nuovo album si chiama Ghetto Falsetto e anche i titoli delle canzoni non smentiscono lo spirito simpaticamente cazzaro del producer/bassista italo-canadese: Horror Tropical, Urlo Libero, Grattis Bruno e Soft Porn. Né si smentiscono le sue intuizioni musicali, che semmai abbracciano più decisamente vibe italo disco e balearic.