Schengen è una mostra in tre parti che riflette sui limiti dei confini politici e socio-culturali attraverso una trasformazione totemica di corpi e beni in oggetti della memoria. Prendendo spunto dall’identità transnazionale e dal Mar Mediterraneo come immagini fluide di legalità e umanità, le opere mettono in questione i valori che scaturiscono dagli accordi internazionali, i cui risultati sono spesso destinati a naufragare anzitempo. L’indebolimento delle tradizioni – e la destabilizzazione che ne deriva e si ripercuote sui contesti ambientali – la fine delle immagini precostituite, legate all’appartenenza nazionale e l’escalation della crisi globale, hanno gettato le fondamenta per una rottura dei canoni e per una dislocata leggibilità culturale.
Scritto da Alberto Asquini