Tra le tante microeconomie che internet ha spazzato via c’è anche quella delle enciclopedie, con case editrici, stampatori e venditori porta a porta che sono stati messi all’angolo da Wikipedia. Una delle ultime enciclopedie più diffuse e consultate è stata Omnia, che nella sua versione su cd per computer aveva delle grafiche paleo-internettiane che oggi sarebbero osannate in gallerie, riviste e video arty. Il nuovo album di Capibara, intitolato proprio “OMNIA”, per metà parte da qua, per metà racconta il suo attuale tutto: ispirazioni, input, influenze – scegliete un po’ voi il termine più adatto – provenienti da qualsiasi parte dell’esistente (specialmente l’esistente in zona San Giovanni a Roma). È un album lungo, plurale negli spunti, ma unico nell’essere bello, da cima a fondo. E contemporaneo, soprattutto: qualcosa che sa di “elettronica nel 2018” (e nel 2019 e 2020). Esce per La Tempesta, che dopo “Love Junction” di Lorenzo BITW ha tirato fuori un altra piccola gemma dalla Roma digitale. Allacciate i bassi. In apertura Sorrowland.
Scritto da Nicola Gerundino