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sab 10.10 2015

Scisma: un ritorno da celebrare

Dove

Locomotiv Club
Via S. Serlio 25/2, 40128 Bologna

Quando

sabato 10 ottobre 2015
H 22:00

Quanto

€ 15 + dp e Aics

Non ho un bel rapporto con il passato. La memoria l’ho organizzata come fosse un negozio di dischi. Per ogni album un ricordo. Discografie che nascondono traumi. Gli Scisma appartengono ad un passato più facile da riportare in superficie. Non è merito mio. Sono le cose che mi attraversano. Che mi trapassano da parte a parte. È un meccanismo che ho sviluppato nel tempo. Colpa degli Scisma. Mi hanno incollato alla sedia, spalancato gli occhi, dilatato le pupille e messo in scena un’esperienza sensoriale mai provata fino ad allora. Hanno suggerito visioni orgiastiche, erezioni intellettuali, atmosfere esistenzialiste e un suono mutevole. Gender Fluid.

È importante celebrare questo ritorno. Di questi tempi i nemici si nascondono come lividi, sconvenienti gesti d’amore, che non si vogliono confessare. Di questi tempi la radio impegnata puzza un po’ di macello, un po’ di refettorio. Di questi tempi la coerenza fa solo rima con credenza. Di questi tempi mi piace quel tipo con un sorriso dolcissimo come quello di John Balance. Di questi tempi rimpiango i Crass, schifo i Clash e faccio polemica sterile. È con questo spirito che attendo il ritorno degli Scisma. E penso a quanto il mondo sarebbe un posto migliore se a sparire non fosse stato l’ensemble bresciano ma, ad esempio, i Subsonica. Mancherebbero solo a quelli che in chat amano usare i pezzi della band come nome del profilo. Amorematico 79 su Tinder, Eva-Eva su Brenda, Discolabirinto su Grindr. Paragoni forzati, una camicia di forza sexy. Trasparenze e sedativi. Di questi tempi si muore per un TSO.

Nel mio negozio di dischi immaginario gli Scisma avrebbero registrato 7 dischi e sarebbero famosi come i Sonic Youth. Ma è interessante misurarci con le nostre visioni e i limiti impliciti. C’è una zona grigia. Che stuzzica l’immaginazione e può portare alla follia. È in questa zona grigia che ho sperimentato. Venivo dal buco del culo della Sicilia, arrivato a Bologna ho comprato Rosemary Plexiglas, Desertshore e Pearl. Un disco per ogni diverso disagio. Non posso ascoltare Nico senza piangere. Non posso ascoltare Janis Joplin senza provare odio nei confronti degli uomini etero, perché diciamolo, si è ammazzata per colpa vostra. Non posso ascoltare gli Scisma senza provare un desiderio anale. Poco importerà a Paolo Benvegnù, fondatore della band che vede in prima fila le divine Giorgia Poli, Michela Manfroi e Sara Mazo. Ho sviluppato perversioni che si muovono al ritmo di Videoginnastica (Insegnami quello che vuoi/ Io non mi lamento mai/ Violenta sei/ Ti piace). Ho alimentato i miei desideri con Good Morning (Voglio osservarti facendo rumore/ bevendo materia sublime che scalda/ mi dà di più/ poi calcolare i tuoi gesti banali e incompleti ). Ho sempre pensato che le voci Benvegnù/Mazo fossero l’ideale suono che vorrei arrivasse alle mie spalle dopo un orgasmo. Gli Scisma mi hanno costretto ad aprire la mente. In quella zona grigia. In fondo è lì che trovi “l’assenza di gravità”. E alla fine pensi che il grigio non è per niente male. Che non vedi l’ora di vederli al Locomotiv. E di inaugurare un nuovo profilo in chat. Rosemary Plexiglas: 1,78×54, occhi azzurri. Mi piace il cazzo e la polemica sterile.

Scritto da Paolo Santoro