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ven 07.06 2019 – sab 08.06 2019

LOST Festival: nel Labirinto della Masone due giorni con Tim Hecker, Ben Frost, Cabaret Voltaire e altri

Dove

Labirinto della Masone
Strada Masone 121, Fontanellato

Quando

venerdì 07 giugno 2019 – sabato 08 giugno 2019

Quanto

€ 26 + dp (un giorno)

Contatti

Sito web

Perdersi. Perdersi nel labirinto più grande al mondo, sette ettari di terreno nella landa di Fontanellato. Concepito tra il 2005 e il 2015 (anno dell’inaugurazione) dal designer Franco Maria Ricci e dall’architetto Pier Carlo Bontempi, il labirinto della Masone è un’opera titanica che unisce lussureggianti vezzi aristocratici a richiami fortemente esoterici.
Non a caso, i live hanno luogo nel cortile, dove svetta una piramide. E a questo punto mi viene da pensare: fortunati coloro che ebbero la possibilità di “vedere” (vista la nebbia, artificiale e non) i Sunn o))) in questa cornice.
Ma l’esclusiva due giorni Lost squarcerà la torrida estate emiliana e non farà decisamente rimpiangere quella notte.

La presenza dei Cabaret Voltaire, seminale band di Sheffield tornata insieme nel 2014 in occasione dell’Atonal, invoglierebbe anche i più scettici. Capitanato dal provocatorio Richard H. Kirk e da Chris Watson (a proposito di immergersi nella natura, provate a indagare su Whispering in the Leaves), il trio si esibirà in un inedito live A/V concepito per la serata.
Il 7 sera ci saranno anche gli Ozmotic, duo torinese che vanta importanti collaborazioni: una su tutte, il progetto U235 realizzato appositamente per il TOdays del 2015, insieme a Murcof. Inoltre, l’ultimo loro album all’attivo Elusive Balance è uscito l’anno scorso per la Touch.
Dasha Rush, conosciuta più che altro per produzioni legate a techno dritta e senza compromessi, presenterà Antartic Takt, un “viaggio immaginario verso un’Antartide astratta”.
Sarebbe ipocrita negare che il secondo giorno è quello per cui chiunque farebbe follie per non mancare – al costo di non tornare più a casa e perdersi tra Castione Marchiesi e Pontenure, nella nefasta terra delle zanzare cannibali.
Ben Frost, quotatissimo compositore australiano che già ci ha deliziato più e più volte, tra collaborazioni con Richard Mosse (l’indimenticabile The Enclave) e Daniel Bjarnason (l’omaggio Sòlaris all’omonima pellicola di Tarkovskij) e LP meravigliosi come Theory of Machines e Aurora (Mute Records), presenterà per la prima volta in Italia Widening Gyre – 360° Surround Show.

I Giant Swan, sferragliante duo bristoliano che ha più volte flirtato con le label più attive dalle nostre parti, tra un tostissimo EP uscito per Mannequin (High Waisted) e il sacro graal introvabile, ovvero la collab. con Ossia sotto Haunter Records x Serendeepity shop (un EP split condiviso con Not Waving, in occasione del Record Store Day dell’anno scorso), non si sa bene cosa faranno. Ma ho il vago sospetto che faranno tanto, tanto casotto. Bene così, quindi.
E, per finire, Tim Hecker. Ma così, su due piedi…Come si fa a presentare un artista presente nel catalogo Mort Aux Vaches, sublabel storica della Staalplaat? Come si fa a presentare un artista che uscì con un album, “Harmony in Ultraviolet”, sulla cui copertina campeggia la foto del sacrario dei partigiani di piazza Maggiore? Come si fa presentare un artista che ha ridefinito il concetto di musica elettronica con Daniel Lopatin – vedi Instrumental tourist? Come si fa a presentare un artista che l’anno scorso, con l’inquietante e irradiante bellezza di Konoyo ha messo d’accordo (quasi) tutti, quanto i Low con Double Negative? Semplice, non si presenta.
“Ci si immerge in uno stato indescrivibile di verità, senza per forza capirlo: esiste e basta”, diceva Sri Aurobindo.
Perdiamoci, insieme.

Scritto da Francesco Augelli