Un “pensatoio” lungo quattro giorni, non soltanto sul “jazz” ma più in generale sul confronto tra diverse progettualità culturali europee. Per la sua sesta edizione, la European Jazz Conference sceglie una delle culle più accoglienti e “movimentate” in Italia per il jazz come contesto, stimolo, orizzonte socio-culturale del più importante incontro tra addetti ai lavori (ma non solo) legate a quel genere musicale che in tanti ancora considerano elitario ma che in realtà ha profonde radici come musica nata per e dal “popolo”. Non poteva esserci claim più azzeccato di “Feed Your Soul” per un’edizione, la prima in Italia, ospitata da Novara e quindi da Novara Jazz, che proprio nella visione espansa del jazz – come contaminazione di generi ma anche come apertura a pubblici diversi e a location/esperienze non convenzionali – ha fondato la propria missione e la propria forza di condivisione.

Un’edizione che si pone domande importanti e attualissime, che tira una linea tra il suono e la società globale contemporanea, chiedendosi non soltanto cosa rende l’esperienza live unica o come si fruisce e improvvisa nella musica jazz del 21esimo secolo, ma che prova anche a sottolineare il ruolo della cultura e della musica nel nutrire dall’interno l’Europa, percependola come comunità che si rinforza nella condivisione e nella contaminazione: delle musiche, ma anche delle idee, delle esperienze, dei metodi, della proiezione verso il futuro.

Un programma serrato di workshop e incontri per addetti ai lavori, con speaker illustri che incrociano organizzatori di festival fuori dagli schemi (Le Guess Who?, Vancouver International Jazz Festival e A L’ARME! tra gli altri), compositori, ricercatori e performer importanti (Du Yun, Tania Bruguera); ma anche un’apertura a live e showcase che mettano in risalto artisti emergenti e non, dalla serata di gala con Franco d’Andrea e Gianluca Petrella all’energia freschissima di Rosa Brunello. Come diceva qualcuno anni fa, adesso più che mai: Europa, Europa.

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