La maggior parte delle nuove band “derivative” che sposano la causa delle ondate revivaliste, qualunque esse siano, sono fatte così: esordiscono col botto, non si ripetono del tutto alla seconda uscita e si ritrovano al terzo album con la più classica delle decisioni da prendere, ossia se provare a cambiare rotta o consolidarsi. Una sorta di analisi SWOT che anche i nostri Temples avranno sicuramente fatto prima di pubblicare questo loro nuovissimo “Hot Motion”, scegliendo alla fin fine di non uscire fuori dal seminato e riconfermarsi quindi, senza particolari sussulti, portatori sani di quel pop/rock psichedelico “english oriented” tanto in voga in questi anni ’10, irrobustendolo giusto qua e là. Dopotutto è una tipo di musica che loro sanno esprimere innegabilmente bene e del resto anche a noi va benissimo così.
Scritto da Simone Aiello