In mostra sono stati selezionati da Luca Beatrice diciotto artisti italiani attivi negli anni Ottanta, includendo nel termine “arte” anche la moda con Missoni, la fotografia pubblicitaria di Oliviero Toscani, il design e l’architettura di Massimo Iosa Ghini e Riccardo Dalisi, senza privilegiare una sola linea o un linguaggio particolare, cercando piuttosto di riproporre la molteplicità di allora, per uno sguardo orizzontale, libero, disinvolto. Ma attenzione: non è un’operazione revival né la nostalgia per un sapore vintage, perché quella stessa voglia di libertà non è invecchiata neanche un po’.
Accanto alle testimonianze della Transavanguardia, con Francesco Clemente e Mimmo Paladino, e della Nuova Scuola Romana, con Nunzio, presentiamo le opere di artisti già attivi nei decenni precedenti ma che negli anni Ottanta svilupparono passaggi fondamentali della loro poetica: Salvo approda definitivamente alla pittura, Luigi Ontani elabora lo sguardo verso Oriente, Antonio Trotta riempie la scultura di citazioni colte e letterarie, Aldo Mondino propone un modello di religione sincretica, tra ebraismo e cultura islamica, Alighiero Boetti trasforma il concettualismo dell’Arte Povera in leggerezza divertita e Giulio Paolini si dedica a recuperare l’eleganza della storia mentre Gino De Dominicis sceglie l’enigma imperscrutabile nell’antichità.
Lo sguardo sul decennio continua con l’analisi di alcuni artisti emersi nella seconda parte degli anni Ottanta, con una maggior frammentazione delle esperienze sul territorio: Stefano Arienti da Milano, Cuoghi Corsello e Maurizio Cattelan (provvisoriamente) da Bologna, Daniela De Lorenzo da Firenze. Il loro lavoro rappresenta il transito verso il Duemila, mentre si consumano nuove rivoluzioni – la caduta del Muro di Berlino, la fine dei regimi comunisti, l’invenzione del web. Ma a quel punto arriviamo al 1989 e sarà una storia diversa, tutta da scrivere.
Scritto da L.R.