Picchiare, distruggere e una volta che la distruzione è compiuta cercare di tenere a bada il caos generato. É questo che Dylan Baldi, insieme ai suoi Cloud Nothings, cerca di fare con la sua musica da ormai dieci anni.
Dopo aver messo da parte le chitarre pop-punk del debutto “Turning On”, i beniamini del guru Steve Albini – che ne ha prodotto il disco spartiacque “Attack on Memory” (2014) – si sono guadagnati a colpi di sferragliate sporche e ossessive (“Here and Nowhere Else” e “Last Building Burning”) una certa credibilità all’interno della scena alternative USA.
A chi ha ancora vivo il ricordo del tour italiano è inutile spiegare cosa aspettarsi. Ai novelli, invece, diciamo che è arrivato il momento di prostrarsi alle chitarre più rumorose e furenti che al momento trovate in giro nell'”indie” internazionale.
Scritto da Marco Frattaruolo