Il tarawangsa è un genere di musica tradizionale che nasce sulle colline di Rancakalong (“la palude dei pipistrelli”) e ha luogo con cadenza annuale per lo ngabubur suro: un rituale preparazione del porridge che coinvolge tutto il villaggio per celebrare il ciclo della fertilità (umana, spirituale e naturale), il patto con gli antenati e la dea del riso Dewi Sri che il tarawangsa, musica a lei dedicata, sembra incantare e invitare.
Durante questo evento il tarawangsa viene suonato incessantemente da coppie di musicisti che si alternano ai due strumenti (jentreng e ngek-ngek) e trasmesso in filodiffusione in tutto il villaggio. Nelle sessioni di danza gli individui possono cadere in trance, percependo un trasporto emozionale innaturale o vivendo una possessione da parte degli antenati tramite la danza, praticamente un sistema di comunicazione tra i vivi e i morti. Il tarawangsa è un’occasione per riflettere sul proprio passato e futuro, una meditazione sulla struttura cosmologica del mondo.
Tramite Teguh Permana, con il loro primo disco, Wanci (Morphine Records) il Tarawangsa ha abbracciato l’effettistica a pedale e influenze dalla musica improvvisativa per regalarci una nuova versione di quello che era un repertorio chiuso ed esoterico di 42 pezzi proveniente da un angolo remoto delle highlands di Giava. Uscito da quelle colline, il Tarawangsa è approdato a Europalia, CTM, Bongo Joe, Terraforma, riuscendo a disseminare l’interesse per la musica regionale indonesiana più di quanto il lavoro di antropologi e affini abbia mai fatto.
Da allora, Tarawangsawelas ha cambiato la propria formazione, e fatto uscire solamente singoli per Latency e Artetetra, preparandosi con il presente tour a registrare il loro nuovo, secondo album.
Se questa tradizione millenaria è sopravvissuta attraverso la modernizzazione, le politiche culturali e l’introduzione degli effetti a pedale, ora tocca a voi andarla a vedere vicino casa vostra.
Scritto da Luigi Monteanni