Ispirato alla poetica visiva di Dore O, l’azione sonora di Figures of Absence è radicata nelle trame sotterranee dell’inconscio, alla ricerca di un senso di percezione amplificata, tra ipnosi e chiarezza. Ancorato nell’anticamera del linguaggio e in uno stato di sospensione del tempo il cinema di Dore O. fornisce il pretesto per un’ indagine sonora emotiva che, senza alludere a una rappresentazione o ad una situazione specifica, evoca il gioco della memoria e dell’introspezione in un continuo ramificarsi e intrecciarsi di situazioni e sentimenti immaginari. Un work in progress che nasce dall’incontro tra gli artisti sonori Barbara De Dominicis, Cristian Maddalena ed Elio Martusciello, in un dialogo aperto e cangiante tra immagine e suono, luce ed ombra, movimento e stasi. Sulle orme dell’orizzonte cinematografico di Dore O. fatto di pellicole tremolanti, di sparizioni e apparizioni improvvise, che l’hanno portata a creare un’opera singolare di film d’avanguardia, prende corpo Figures of Absence; una partitura ideale indotta da un monologo interiore immaginario in cui l’ originalità e la varietà delle intuizioni della regista, in bilico tra pittura e fotografia, dissolve i confini tra spazio pubblico e spazio privato, liberando la materia sonora in tutta la sua impermanenza ma anche trasformabilità, riportandola ad un regno percettivo alternativo attraversato da vulnerabilità, nostalgia, sensualità, angoscia e desiderio.
Durante la serata verrà proiettato in anteprima un teaser di “Sgorbie. Archivio poetico di Orlando Martello”. Film sperimentale in pellicola 16mm diretto e realizzato da Matthieu Thouvard, primo artista in residenza in <5C Lab> e in collaborazione con Home Movies e SHADO Officina fotografica. Thouvard, esperto nello studio, nella costruzione e nel restauro del patrimonio industriale, meccanico e ferroviario d’epoca, si sta concentrando sull’elaborazione di un archivio fotografico poetico degli utensili di Martello (alcuni dei quali sono di epoca pre industriale) con tecniche di fotografia e cinema sperimentali. Nel suo lavoro utilizza pellicole, che in alcuni casi sono state già manipolate in laboratorio. Gli effetti dello sviluppo applicati all’archivio e al cinema sono il centro del lavoro: filtri, doppie esposizioni e colorazioni sperimentali, sperimentazioni chimiche improvvisando un gioco di sequenze e immagini che funziona tanto plasticamente quanto in termini narrativi. La generazione di vibrazioni e fremiti visivi nell’incontro della pellicola e degli utensili è portata alla luce attraverso una tecnica di stampa a contatto esclusivamente manuale e appositamente ideata dall’artista in un’azione creativa, artigianale e imprevedibile, in cui il passaggio dell’immagine risente del contatto fisico tra l’operatore e la materia cinematografica. Una sofisticata estetica in bicromia, avulsa dall’utilizzo di macchinari industriali e immersa imponderabilmente nel tempo del gesto e dell’oscillazione della luce.
Scritto da LR