Un montaggio di immagini filmiche amatoriali che documentano e testimoniano il periodo che va dalla caduta del fascismo alla Liberazione, culminando negli ultimi dieci giorni di aprile del 1945. Immagini che vengono dal basso, testimoni oculari della Storia, di momenti di incredulità, commozione e felicità, ma anche di frangenti drammatici: la lotta partigiana, i bombardamenti che sventrano le città, la fuga dei tedeschi. Si intitola La Liberazione, un film di famiglia il progetto di Fondazione Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, prodotto insieme all’Istituto Storico Parri Bologna Metropolitana che verrà presentato venerdì 25 aprile alle ore 13.00 al Cinema Modernissimo di Bologna (Piazza Re Enzo) con la sonorizzazione dal vivo di Guglielmo Pagnozzi.
La Liberazione, un film di famiglia (video 2k da pellicole 8mm, 9.5mm e 16mm 1943-1945, 40’) propone un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso immagini di diversa provenienza territoriale, tra Lazio, Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna: attraverso le piccole cineprese partigiani, soldati, preti e “normali cittadini” hanno sentito l’esigenza di documentare a futura memoria – e, in alcuni casi, a loro rischio e pericolo – la Storia “mentre accade”, ma anche le lunghe attese e la vita quotidiana che si incrociano con gli avvenimenti del biennio 1943-45. E poi la Liberazione: l’arrivo degli Alleati, la gioia, i balli e finalmente il è tempo di sposarsi.
Il film si apre con le sequenze inedite filmate per le vie di Roma il 25 luglio 1943, il giorno della caduta del Fascismo, da un giovane architetto, Costantino Forleo. Una città ferita dalle bombe, smarrita, festante, ma con l’inquietante presenza dei carri armati tedeschi che presagiscono l’occupazione. Roma sarà poi liberata, sempre sotto l’occhio di una cinepresa amatoriale, questa volta di un dipendente del Comune, Adriano Agottani, quasi un anno dopo, all’inizio del giugno 1944. Nel frattempo, dopo l’Armistizio dell’8 settembre, nel Nord Italia si organizza la Resistenza con il contributo e il sacrificio di tanti giovani, tra cui i militari dell’esercito italiano scampati all’internamento tedesco, e persino i preti. Tra questi, il piemontese don Giuseppe Pollarolo, un appassionato cineamatore che sarà uno dei principali narratori della vita quotidiana passata “sui monti”: certamente il più noto, ma non il solo. A filmare sono spesso ventenni, al massimo trentenni, che guardano al futuro: Antonio Marchi, Giuseppe Bacigalupo, Luciano Bergonzini, Edoardo Scotti, Renato Vanzetti, Claudio Borello, Michele Rosboch e altri. Le sequenze sono montate cronologicamente e contestualizzate rispetto a luoghi e provenienze (Lazio, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Liguria), date (tra il 25 luglio del 1943 e il maggio del 1945) e situazioni, con un approccio emozionale per farci rivivere quei momenti vissuti e filmati da persone “come noi”.
La colonna sonora curata da Guglielmo Pagnozzi contribuisce a dare unità narrativa e impatto emotivo ai tanti frammenti di cui è composto questo piccolo film d’archivio.
Scritto da LR