Fino al 4 ottobre, l’esposizione offre, attraverso lo sguardo dell’artista bolognese, una riflessione sul paesaggio inteso non solo come rappresentazione del reale, ma come luogo di costruzione della memoria e di percezioni stratificate.
In mostra, e in modo più ampio nel suo catalogo, le opere pittoriche dialogano con il testo inedito creato per l’occasione da Simona Vinci, Premio Campiello 2016, dando vita a un flusso di voci – reali e immaginarie – che emergono dagli edifici, dalle strade, dai passanti, creando un intreccio tra territorio, storia e soggettività, un’esplorazione tra visione e interpretazione, tra permanenza e dissolvenza dell’immagine.
È tale senso di transizione che il titolo della mostra vuole evocare: quel momento del crepuscolo in cui la luce è ancora presente, ma “non è ancora buio”, dove il visibile diventa il punto di intersezione tra memoria individuale, stratificazione storica e costruzione identitaria. Il progetto espositivo riflette sulla natura del paesaggio come dispositivo culturale, mai neutro né oggettivo, ma sempre filtrato dalla percezione soggettiva e dalle sovrascritture del tempo.
Così, le narrazioni del paesaggio offerte da Nannini e Vinci, non diventano che due tra tutti i racconti possibili, e la mostra si fa invito al visitatore a sovrapporre il proprio vissuto alla realtà rappresentata.
Il percorso espositivo si snoda nelle due sedi di CUBO a Bologna: la sede di CUBO in Torre Unipol ospita la sezione dedicata ai paesaggi notturni, la sede di CUBO in Porta Europa accoglie quella incentrata sui paesaggi diurni.
I primi sono ambienti sospesi tra luce e oscurità, tra ciò che è visibile e ciò che si perde nell’ombra. Qui il paesaggio diventa un luogo di attesa e introspezione, dove la percezione si affina e il tempo sembra dilatarsi. Come nella grande tela di 150×200 cm, dal titolo “Oggetto notte”, esposta in mostra e parte del Patrimonio artistico del Gruppo Unipol.
I secondi esplorano il rapporto tra territorio, tempo e presenze umane. Il paesaggio in essi rappresentato non è solo osservato, ma vissuto, attraversato, abitato, dai tipici abitanti del luogo, ma anche da figure che provengono da altri contesti geografici, culturali e temporali.
Nannini esplora la relazione tra individui e spazi intesi come specchi della loro identità. Le case, con la loro cura o incuria, la loro luce o cupezza, assorbono le tracce del vissuto, diventando luoghi destinati a sopravvivere a chi le abita.
Orari: Lun – ven, ore 9.30 – 20. Sab e dom, chiuso
Scritto da LR