La storica rivalità tra gli architetti-scultori Bernini e Borromini rivive in un poetico monologo che racconta di un Seicento specchio del presente tra scienza e imbarbarimento, un testo che parla di noi, sospeso tra il secolo della Scienza nuova e l’attuale imbarbarimento, sempre più incombente.
Un monologo ambientato in una sola giornata, il 3 agosto 1667, nello studio dello scultore, pittore e architetto Gian Lorenzo Bernini, la massima autorità artistica della Roma barocca. Al centro della drammaturgia, composta da Marco Martinelli e interpretata da Marco Cacciola, la rivalità dell’artista con il geniale architetto ticinese Francesco Borromini. Ma, inaspettata, giunge la notizia del suo suicidio e la furia di Bernini si tramuta in sincera pietas ed egli giunge a riconsiderare l’opera del collega, riconoscendone l’alto valore. Attraverso una drammaturgia in cui la voce monologante dell’attore e quella di Bernini si rincorrono e sovrappongono, senza soluzione di continuità, a generare sulla scena, presenze, figure e ricordi come scolpendo nel vuoto, il testo di Martinelli ci mostra un Seicento che parla di noi, sospeso tra il secolo della Scienza nuova e l’attuale imbarbarimento, sempre più incombente.
•••
In occasione dello spettacolo a Bologna, la replica di domenica 14 dicembre alle ore 16.00 sarà audiodescritta per gli spettatori non vedenti e ipovedenti, grazie alla collaborazione con Centro Diego Fabbri di Forlì, nell’ambito del Progetto Teatro No Limits.
Scritto da LR