Gli Anni 90 hanno avuto il merito di riuscire a sdoganare l’ambient come forma d’arte a tutto tondo. E sono molti quelli che hanno contribuito alla consacrazione. Il norvegese Geir Jenssen alias Biosphere è sicuramente tra i nomi di punta. Ibridando le forme placide di un’ambient pastorale, dai toni spesso minimalissimi, con le frange più oltranziste della musica elettronica (si legga: glitch et similia) e con la scuola inglese della ricerca sonora (Chris Watson e i field recording), è riuscito a ottenere un suono peculiare al massimo. Spesso gelido, freddo, che lascia poco spazio ad aperture di calore. Ma che, proprio nel suo essere così impenetrabile, risulta, una volta immersi, assolutamente confortevole, quasi caldo. La house acida degli esordi, lasciò spazio prima con Patashnik (che è stato rimasterizzato e ristampato proprio in queste settimane) e poi con Substrata a due pietre miliari dell’ambient dei 90. Ora sedetevi, cuffie, sentitevi Poa Alpina. E ditemi se non vi pare di calpestare il permafrost.
Scritto da Kyösti Våiniø