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mar 06.09 2016

Cat Power

Dove

Rocca Malatestiana
Via Cia degli Ordelaffi 8, Cesena

Quando

martedì 06 settembre 2016
H 20:00

Quanto

€ 20 + dp

Organizzatore

acieloaperto

“I sit in my chair/And filled with despair/There’s no one could be so sad/With gloom everywhere/I sit and I stare/I know that I’ll soon go mad”.
In My Solitude

(In my) solitude è uno standard jazz del 1934 composto da Duke Ellington, parole di Eddie Delange e Irving Mills. Parole che potrebbe aver scritto Cat Power 60 anni dopo. Parole che sicuramente ha vissuto. Ha portato sul palco. Ha inciso sulla pelle. Sua e nostra. Parole che ha bevuto. Che ha annegato nel whiskey. Che l’hanno perseguitata nelle notti insonni del 1997, in una casa sperduta del South Carolina. Parole che l’hanno spesso trascinata all’esaurimento. Al ricovero. Allo stadio finale. La pazzia. La tristezza. L’immobilità. L’oscurità. La disperazione. Dalle riabilitazioni alle passerelle francesi, dagli homeless a Karl Lagerfeld, dal post-grunge dei primi esperimenti, al cantautorato marcio e ispirato, dai tributi agli eroi del jazz e del soul all’indie-pop recente. Non c’è niente che non possa cantare. Una voce che è un dono e una maledizione. Non perde smalto. Non perde l’autenticità, nemmeno quando gioca a fare la chanteuse da bordello. Sexy disagio. Morte apparente. Il primo rantolo dopo un arresto cardiaco. L’ultima sussurrata dedica di un suicida. Le storie che ci ha raccontato nel tempo sono lupi mannari, sono declinazioni alterate delle sue visioni. Mostri e metropolitane. Locali fumosi e stanzette claustrofobiche. Automutilazione. Autoanalisi. Autocelebrazione. Autodistruzione. Poker di cliché. Non risponde alle domande scontate. Non risponde alle domande pruriginose. Non risponde. Eppure nelle notti eterne di luna crescente compare in un angolo della stanza, con un piccolo pianoforte che alza polvere e pochi accordi. Con una chitarra monotona. A volte, mi capita di vivere dentro una canzone di Cat Power. È un fenomeno che dura giorni interi. Giorni di disagio. Giorni di pene corporali. Giorni di sconfitte. Giorni di sigarette spente tra le lenzuola. Giorni in cui non posso chiamare. Non posso chiedere. Non devo parlare. Non è un bel luogo dove stare. È un luogo infame. Un luogo in cui probabilmente non vorrai più tornare. Ma che non dimentichi. Come il ragazzo che ti ha fermato il cuore. Ancora attratti. Ancorati.

Scritto da Paolo Santoro