“The time has come. For you to lip-sync for your life. Good luck. And don’t fuck it up”.
RuPaul’s Drag Race

È stata una lunga estate. Insonne, isolata, internata. Una scatola chiusa in volo. Ho trascorso le interminabili notti guardando video di Sinead O’Connor in lacrime, disperata, sola. E le repliche di RuPaul’s Drag Race. Ho aspettato un messaggio per mesi, ho cancellato, aggiunto, bloccato, defollowato. Mosse poco eleganti, pose isteriche. Ho deluso, disatteso e pugnalato. Ho fissato il vuoto, l’ho riempito del mio, ho fissato il muro, contato le crepe. Ho parlato a pochi, sorriso raramente. La finestra sempre aperta e la notte non passava mai. Una sola pace con i Lamb. Nella mia testa il jazz, l’acid, il trip hop tutto azzerato come fosse una pièce a cappella. Un esercizio metodico. Se riesci ad isolare, azzerare i contorni, le basi, cosa ti rimane? Dalla prima all’ultima traccia, disco dopo disco, solo Lou Rhodes, sirena di Manchester. Un Lip-Sync For Your Life. Ho scelto Gorecki. La numero 9 dal debutto dei Lamb. Il mio playback è stato un fiasco. Solo una notifica su WhatsApp: “Now Sashay Away*”.

*Verbo. Espressione usata per dire a una concorrente di scendere dalla passerella.