Certo, quasi ogni città nel mondo ha qualcosa di interessante sotto la pelle d’asfalto: rifugi antiaerei, gallerie segrete, le fogne di Parigi, scavi e rovine. A Napoli però la situazione è molto più complessa. Nel morbido tufo vulcanico ci sono sempre state le grotte naturali, che in certi casi comunicano con il mare là fuori. E oltre a quelle, gli uomini hanno scavato in ogni periodo storico: è per questo che ci si trova qualsiasi cosa. Scendere nelle viscere della città non è affare da dieci minuti, bisogna mettere in conto un paio d’ore al minimo. Ci sono acquedotti greco romani e cisterne, c’è la galleria Borbonica (dove di tanto in tanto si possono persino prendere degli aperitivi in zattera), i segnali dei rifugi antiaerei e il museo della guerra, ci sono auto e moto, e gli orti ipogei, si può persino percorrere quel che resta del più grande fallimento infrastrutturale della città, la Linea Tranviaria Rapida (LTR) che doveva essere la legacy dei mondiali 90 e invece tramontò sulla talpa autocementificata sotto terra.
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