Dopo aver ottenuto la gestione delle visite guidate e del bookshop all’interno del Palazzo dell’Archiginnasio, la Fondazione Bologna Welcome si occuperà anche dei bookshop del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e delle Collezioni Comunali d’Arte.
Attualmente il bookshop del MAMbo è gestito dalla società fiorentina Opera Laboratori con un canone di 24.400 euro annui, mentre i due bookshop di Collezioni Comunali d’Arte e Museo Civico Archeologico sono sempre stati gestiti in via diretta dal Comune avvalendosi di servizi ausiliari in appalto per un costo stimato – dicono i dati forniti dall’Amministrazione – in 105.000 euro annui, a fronte di un’entrata annua di circa 60.000 euro.
Secondo quanto dichiarato, anche dall’Assessore alla Cultura Daniele Del Pozzo, questa scelta, che sarà sperimentata per tre anni, rappresenta un “modello innovativo di gestione” e garantirerbbe, oltre alla continuità lavorativa dei contratti esistenti, una maggiore economicità per l’Amministrazione, sebbene al momento non è stato reso noto quale sarà il canone di concessione (che partirà nel 2027), ma solo il contributo finanziario pari di 55.000 euro che il Comune stesso preleverà dalla tassa di soggiorno e verserà alla Fondazione per l’avvio dell’attività e la progettazione dei servizi integrati.
“Gli eventuali maggiori ricavi generati dalla gestione – si legge -, al netto delle spese sostenute e del canone annuale saranno riversati al Comune per essere destinati alla valorizzazione del patrimonio culturale della Città avvalendosi della Fondazione Bologna Welcome”.
Qui il discorso si fa un po’ tortuoso: essendo, infatti, la Fondazione Bologna Welcome controllata dal Comune e sviluppando la sua attività con denaro che appartiene di fatto al Comune, qualcuno potrebbe obiettare che con il nuovo modello gestionale le spese potrebbero essere anche superiori, poiché – come in un gioco di scatole cinesi – il Comune “pagherebbe il canone a se stesso”. Ciò che va considerato, però, è che la Fondazione Bologna Welcome, nonostante sia foraggiata da denaro pubblico, come tutte le Fondazioni di partecipazione, è formalmente un soggetto privato, con un proprio bilancio e una propria gestione finanziaria: quindi va trattata nello stesso modo di un concessionario privato. Rimane però il fatto che parlare di economicità, peraltro senza conoscere i ricavi, sembra prematuro.
Ciò che, invece, rappresenta sicuramente un’innovazione (positiva o negativa, a seconda delle opinioni) è la progressiva integrazione e sovrapposizione delle politiche culturali alla promozione del turismo (che da sempre è la mission principale di Bologna Welcome) e il progressivo passaggio di parte del patrimonio pubblico verso le Fondazioni di partecipazione come Bologna Welcome, che ha in concessione pezzi molto importanti di città come Palazzo Pepoli, il Palazzo dello Sport “PalaDozza”, (ad esclusione dei locali utilizzati dall’Istituto di Medicina dello Sport), gli spazi di ExtraBo, i locali IAT di Piazza Maggiore, i locali ex Torinese, il complesso di Palazzo Re Enzo-Palazzo del Podestà, Torre dell’Orologio, il Palazzo dei Notai “Salone delle Donne” e “Locale ex Combattenti e Reduci” e Le Due Torri (Torre degli Asinelli e Torre Garisenda).