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Alla Certosa contro la morte di musei e biblioteche: i lavoratori del Comune lanciano la petizione

Scritto da Salvatore Papa il 13 aprile 2025

Nonostante la pioggia, circa 600 persone hanno partecipato questa mattina allo “sciopero al contrario” dei lavoratori della Cultura del Comune di Bologna che hanno scelto di lavorare di domenica per protestare e sensibilizzare la cittadinanza sulla lenta morte dei servizi culturali comunali.

Un happening dimostrativo al Cimitero della Certosa nel quale i/le dipendenti hanno condotto le centinaia di partecipanti in una visita guidata delle tombe di alcuni importanti grandi artisti del passato che – affermano – si “rivolterebbero nella tomba” se sapessero quali sono le attuali condizioni dei musei e delle biblioteche della città.

Il sottodimensionamento del personale, i tagli, la precarizzazione del lavoro e un progressivo scivolamento verso la privatizzazione hanno messo in stato di agitazione i lavoratori e le lavoratrici che hanno, infatti, già deciso insieme ai sindacati di scioperare per davvero nelle prossime settimane.

«Siamo – scrivono – le persone che lavorano nei musei e nelle biblioteche del Comune di Bologna, luoghi pubblici, di tutte e tutti. Con il nostro lavoro quotidiano il patrimonio culturale di Bologna è custodito, valorizzato, promosso, reso accessibile alla collettività e tramandato, nella sua ricchezza, alle future generazioni. Oggi, purtroppo, per le scelte dell’attuale Amministrazione questo futuro è incerto.
Nuovi grandi spazi sono stati annunciati senza chiarire i progetti culturali che li hanno generati e i modelli di gestione che verranno applicati, mentre musei e biblioteche subiscono una lenta e continua erosione di risorse e personale. Siamo ogni anno sempre meno e le collaboratrici e i collaboratori esterni, che lavorano insieme a noi da anni, soprattutto nelle biblioteche vivono quotidianamente l’incertezza dell’assegnazione di ore a causa di budget troppo spesso soggetti ad aggiustamenti di bilancio che scongiurino le conseguenze di un appalto sottodimensionato rispetto al fabbisogno. Alcune sedi di musei e biblioteche sono in condizioni critiche: manca la manutenzione necessaria per garantire la loro sicurezza e talune cadono letteralmente a pezzi. In questo allarmante panorama, al contempo nascono e si rafforzano legami con Fondazioni private che vengono sostenute con fondi pubblici e alle quali si chiede, e si chiederà sempre più, di subentrare nelle nostre realtà, generando lo stravolgimento del senso di comunità costruito nel tempo grazie al lavoro delle persone che con competenza, sapere e professionalità hanno garantito fino a oggi la tutela di ciò che caratterizza l’anima di Bologna: i beni artistici, archeologici, storici e librari.»

È stata per questo lanciata una petizione per una cultura pubblica, accessibile e gratuita e per sostenere le richieste al Comune:

«Chiediamo assunzioni per musei e biblioteche; domandiamo di respingere la cessione a Fondazioni di parti o servizi fondamentali delle nostre strutture; di combattere ogni forma di precarizzazione e di attivarsi per garantire la presenza stabile di quei saperi fondanti e necessari per una corretta gestione del patrimonio
culturale. Conservatori, restauratori, bibliotecari, professionisti della didattica e della comunicazione devono essere figure strutturate negli staff delle nostre realtà e non essere soggette al selvaggio turnover delle gare d’appalto. Chiediamo meno “progetti pilota”, più servizi e un maggiore e reale nostro coinvolgimento nei processi di decisione e scelta delle politiche culturali.»