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Archeologia istantanea dell’industria turistica

Un viaggio in bici, uno stop improvviso, qualche riflessione e il litorale di Bibione come non l'avete mai visto

Scritto da Francesco Pistollato il 10 giugno 2020
Aggiornato il 11 giugno 2020

«Continua a crescere il turismo in Italia. Il 2020 registrerà un aumento del 3,1% rispetto al 2019, con 74 milioni di arrivi. Anche il turismo mondiale non accenna a fermarsi: nel 2020 è atteso un incremento del 3,5% pari a 1,5 miliardi di arrivi, nonostante l’incertezza dello scenario geopolitico generi prudenza». Così il Ciset (Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica) forniva a metà gennaio promettenti stime sulla base del proprio “Modello di Previsione dei flussi turistici internazionali” (Trip). Nel giro di un mese e mezzo, in tempi di pandemia, ha dovuto aggiustare il tiro: «Nelle 5 regioni coinvolte (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia) è plausibile che nel periodo che va da marzo a maggio, si assista a una contrazione massima degli introiti totali per turismo internazionale pari a circa 2,5 miliardi di euro corrispondente a un -50%». Stiamo per parlarvi di questo, passando però dall’universale al particolare, dai numeri e dalle ricerche di mercato all’esperienza soggettiva delle scelte, delle visioni, delle storie.

Il meccanismo si è rotto e dobbiamo approfittarne, almeno per una volta. È come se la litania ostinata di un vecchio carillon si fosse improvvisamente spenta, lasciando il posto ad un silenzio ancora più surreale: un vuoto da riempire. Sì, ma come? Per fare cosa? «Inforcate una bici e pedalate!». Il fotografo e filmaker Francesco Pistollato si è risposto così. Allentate le maglie della quarantena, ha deciso di partire, da Venezia verso Trieste, lungo la ciclabile adriatica, per un viaggio di alcuni giorni. Mentre una nuova marea di visitatori “local” andava a formare code chilometriche sul ponte della libertà, attratti dal nuovo effimero esotismo di una Venezia incontaminata, mentre altri si impilavano sulla jesolana, il fotografo ha disegnato la sua “rotta indipendente” lungo la ciclovia Venezia – Lignano Sabbiadoro – Trieste. Lo attendevano notti stellate in riva al mare, placide lagune e la costante compagnia di un esperto viaggiatore a due ruote, Alessandro Barbisan, uno che ha già attraversato a colpi di pedale mezzo continente africano. Tutto ok? Niente affatto.

Questo reportage non ha niente di bucolico, anzi, per effetto di un rivelatorio “glitch” che state per conoscere la tappa di Bibione ha fissato in maniera esemplare, con le immagini, l’effetto covid sulle dorate località del litorale. Queste “città stagionali” si svelano all’occhio documentale del fotografo come relitti, naufraghi esanimi sulla battigia, come il set abbandonato di un film anni ‘70/’80. Oltre due secoli fa Johann Joachim Winckelmann si avventurò alla scoperta dei resti e delle rovine della civiltà classica nell’Italia di fine settecento, arrivando a forgiare gli ideali di una nuova estetica basata su «nobile semplicità e quieta grandezza». Non si aspira a tanto ma chissà che anche da questa desolazione, almeno in soggettiva, nasca qualcosa di buono. Ecco il racconto di questo viaggio interrotto.

IDEA
Il periodo di lockdown dal coronavirus SARS-CoV-2 che ha limitato pesantemente la libertà di tutti e condizionato il nostro equilibrio psicofisico, mi ha fatto nascere l’idea di compiere una intensa avventura di 5 giorni in prossimità dell’apertura delle regioni del 3 giugno. Un viaggio più introspettivo che fisico, direi contemplativo, per rigenerarsi e riordinare le idee. In questo periodo di forti limitazioni agli spostamenti l’aforisma di Marcel Proust ci illumina come un faro «Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi».

Le restrizioni per quanto pesanti e stressanti, sono state utili per fermarsi, ripensare alle nostre vite e magari cercare quel silenzio interiore per ritrovare il nostro equilibrio. Ho immaginato il viaggio sin da subito con un taglio ecosostenibile, partendo da casa in bicicletta e dormendo rigorosamente in tenda. Per questa mia prima avventura in bici ho contattato il caro amico trevigiano Alessandro Barbisan, per la particolare sintonia tra noi, l’eccezionale sensibilità e la notevole esperienza di viaggi, alcuni di grande rilievo e difficoltà, che ha accumulato in oltre 10 anni. Un viaggiatore alternativo di straripante umanità, dove la sua casa è la strada e le incertezze il vero sale che da sapore alla vita. La scelta dell’itinerario è ricaduta sulla Ciclovia Adriatica BI6 per via della maggior stabilità meteo della costa. Con i suoi 1700 km collega Muggia in Istria a Santa Maria di Luca nella punta pugliese ed è la ciclabile più lunga d’Italia. Considerando i pochi giorni a disposizione e la mia scarsa preparazione atletica, abbiamo calcolato di riuscire a compiere il tratto da Venezia a Trieste che costeggia le bellissime lagune di Venezia, Caorle, Vallevecchia e Marano.

VIAGGIO
Partiti lunedì 1 giugno, dopo quasi 90 km in notturna siamo arrivati nella selvaggia spiaggia dell’oasi Brussa-Vallevecchia e ci siamo sistemati in spiaggia. Dopo aver dormito solo un paio d’ore, abbiamo potuto ammirare la meravigliosa alba sul mare e con calma siamo partiti il giorno della festa della Repubblica con l’intenzione di raggiungere Marano Lagunare.
Non essendo riuscito a procurarmi una performante bici, sono partito con una vecchia city bike malconcia dove funzionavano soltanto 4 marce. Dopo una decina di chilometri la pedivella ha cominciato a cedere…ogni 4-5 km mi fermavo a stringere il dado, un’agonia! Dopo 50 km abbiamo sostato a Bibione per riparare la bici, ma abbiamo dovuto allungare la permanenza al giorno successivo dato che la riparazione richiedeva diverso tempo.

La spiaggia naturale di Bibione si è rivelata la meta ideale dove accamparci, incantati dall’energia positiva del luogo abbiamo pernottato pure la notte successiva. Mercoledì ho sfruttato la mattina per fare questo mini reportage e il pomeriggio per rilassarci in spiaggia dove siamo tornati bambini giocando con ciò che raccatavamo dalla spiaggia.
Giovedì 4 giugno partimmo di buon’ora per recuperare il giorno perso ed arrivare così a Trieste, la nostra meta finale. Il meteo cambiò in fretta, dopo appena venti km si alzò il vento e arrivò una pioggia torrenziale che ci costrinse a ripararsi in un bar ad Aprilia Marittima. Restammo lì tutto il giorno rinunciando a completare l’itinerario, per fortuna i gestori ci proposero di pernottare in un loro appartamento altrimenti ce la, saremmo vista brutta con tutta quella pioggia e raffiche di vento.
Abbiamo dedicato ampio spazio a foto e riprese da cui faremo un filmato che mostrerà il viaggio, le nostre riflessioni e suggestioni.
Venerdì le nuvole ci abbandonarono e nel pomeriggio ritornammo a casa esplorando meravigliose piste ciclabili immerse nella campagna, tra cui la bellissima ciclabile che costeggia il Piave nel tratto Noventa-Fossalta.

BIBIONE
Alessandro dice sempre che gli imprevisti fanno parte del viaggio e possono rivelarsi sorprendentemente utili. Mercoledì avendo attraversato la città di Bibione per trovare chi riparasse la bici, nel lungo ritorno a piedi verso il nostro accampamento mi ha stupito la surreale desolazione…è uno dei stabilimenti balneari più grandi d’Italia. Erano ben visibili le restrizioni agli spostamenti, difatti gli unici turisti erano gli stessi veneti. Affiorarono come flash ricordi della mia giovinezza con le spiagge invase dai turisti, interminabili partite di beach volley, beach tennis, platoniche infatuazioni e qualche serata al mitico Kocò Club. Con questo turbinio di sensazioni e frizzanti ricordi, è stato spontaneo fare questo mini reportage, usando un semplice smartphone. Il tipo di mezzo non è fondamentale, ciò che fa la differenza è avere qualcosa da dire, esprimere il proprio sentire. Un ristoratore e albergatore la sera prima mi disse che l’anno precedente c’erano circa 36.000 presenze turistiche, oggi nemmeno 3000. Si leggeva nel volto la rassegnazione, era molto dispiaciuto nel non essere riuscito ad assumere il barman che lavora vari anni nel ristorante.

Molti albergatori e negozianti non sanno ancora se riusciranno ad aprire, troppe incognite, troppe restrizioni. Di 18.000 ombrelloni ne sono stati posati soltanto 8.000 per rispettare le severe regole di distanziamento sociale. È passato pure un parroco a benedire la spiaggia con la speranza che arrivino turisti e limitare i già ingenti danni economici.
La maggioranza dei residence e alberghi ne ha approfittato per ammodernarsi. I rumori della gente erano sostituiti da frastuoni di martelli pneumatici, idropulitrici: un via vai di imprese edilizie.

In spiaggia la situazione era piuttosto caotica, incontrai una coppia di turisti pensionati arrabbiati dalla disorganizzazione relativa alla gestione delle presenze. Nonostante abbiano ufficialmente aperto le spiagge il 29 maggio, sono alle prese con vari lavori di sistemazione e molti servizi devono ancora ripartire.
Le limitazioni delle presenze però consentono di assaporare con più tranquillità questi complessi balneari che negli anni hanno visto crescere esponenzialmente l’affluenza, divenendo ormai degli enormi pollai da batteria.

RIFLESSIONI
Il viaggio ci ha portati lungo spiagge sia industriali come Bibione, che naturali come la Brussa, il contrasto era forte, stridente.
Che senso ha fuggire dalla città per finire ammassati tra infiniti filari di ombrelloni, skyline di palazzoni che arrivano sino in spiaggia e dove si ritrovano le stesse dinamiche della città?
Queste spiagge sono una sorta di non luoghi, senza alcun valore storico e culturale e pure privati della loro naturalità. Durante il viaggio è stato sorprendente scoprire quante alternative non conosciamo…anche a due passi da casa! Tuttavia sembra quasi un bene che rimangano poco conosciuti, vi si può ancora assaporare quella pace e quel silenzio che sono oramai diventati utopici nel nostro popolato e frequentato Belpaese. Percorrendo lunghe distanze in pianura padana che abbonda di eterne strade dritte con monotoni paesaggi campestri interrotti solo da piccole cittadine con zone industriali, artigianali e immancabili capannoni della “Grande Distribuzione Organizzata”, la mente si distacca dal corpo che come un robot macina km su km e si entra come in uno stato di ipnosi. Questo avviene sopratutto correndo di notte, dove la mancanza di luce ti fa perdere il contatto con la realtà.

RIPENSARE IL TURISMO
È tempo di ripensare ai modi di fare vacanza e viaggiare mettendo al centro la sostenibilità. I cambiamenti climatici e la pandemia sono evidenti segnali che mostrano l’urgenza di cambiare radicalmente mentalità. Dovremo rinunciare a qualche comfort, evitare luoghi troppo consumistici per ricercare autenticità.
Negli ultimi anni finalmente anche in Italia ci si sta aprendo verso nuove forme di turismo, più sostenibili, salutari e arricchenti, come il cicloturismo. L’alto Adriatico ha bellissime lagune, oasi che meritano di essere esplorate, ma con rispetto e quella lentezza che la bici ti può dare. Il nostro augurio è di inforcare una bici, anche una qualsiasi, e pedalare!

Francesco Pistollato e Alessandro Barbisan