Come possiamo affrontare in maniera positiva le grandi trasformazioni planetarie derivanti dal cambiamento climatico, dall’inquinamento e dai conflitti ambientali? È la domanda alla quale prova a dare una risposta il festival Resilienze (7-9 settembre 2018, Serre dei Giardini Margherita), progetto di “storytelling crossmediale” che oltre a ospitare esperti e giornalisti incrocia anche i linguaggi dell’arte e dell’audiovisivo. La seconda edizione è dedicata alle “Passioni che cambiano il mondo”, ovvero l’arte come forma di conoscenza e relazione con il pianeta, il cinema come osservazione e denuncia, il cibo come strumento di relazione sociale, il suono come trasporto emotivo, la parola come costruzione di comunità ed empatia collettiva.
Ecco cosa ci hanno raccontato i direttori artistici Nicoletta Tranquillo, Jonathan Ferramola, Lorenzo Burlando.
Com’è nato Resilienze?
Il Festival ha messo insieme dal 2017 diverse sensibilità, dalla capacità di fare rete e innovazione propria di Kilowatt all’internazionalizzazione della ong Cospe fino alla sensibilità ecologista e biologica di Alce Nero. E l’intento comune è stato fin da subito quello di parlare di ambiente, cambiamenti climatici e trasformazioni ambientali in una maniera diversa, creativa, proattiva e passionale. Resiliente appunto…Poi fisicamente l’abbiamo immaginato in 3, Jonathan Ferramola, Nicoletta Tranquillo e Lorenzo Burlando, supportati da diversi collaboratori e reti di associazioni, centri di ricerca, attivisti ambientali, performers. Insomma una comunità resiliente, che ruota attorno alle Serre e che anche online sta animando un gruppo facebook per scambiarsi proposte, idee e buone prassi.
Poi, quest’anno, anche grazie ad un finanziamento che Kilowatt ha ricevuto dal bando Sillumina di Siae, siamo potuti crescere. Abbiamo lanciato una call, Sguardi Resilienti, per giovani videomakers under35 (sono arrivate 140 opere, ne proietteremo 11 al festival con 3 premi previsti), abbiamo invitato artisti, attivisti e ricercatori e li abbiamo fatto dialogare assieme. Il risultato è buono crediamo, poi sarà il nostro pubblico a dirci se la direzione è quella giusta…
L’arte come si collega con la resilienza?
L’idea ci è venuta dopo aver conosciuto Andreco, che qualche anno fa ha installato una scultura nell’orto delle Serre e Francesca Pasquali, artista poliedrica e molto attenta ai temi ambientali. Abbiamo visto le loro opere e abbiamo pensato che era ora di superare gli allarmismi sul clima proposti con toni apocalittici o eccessivamente vittimistici, e che non raggiungono alcun risultato. Meglio parlare di clima che cambia e di come possiamo adattarci ai cambiamenti epocali che stiamo vivendo con creatività e passionalità, ed in questo l’arte ha metodi ed argomenti molto efficaci e convincenti.
Ma è più importante la resilienza o la resistenza?
Sono due processi diversi, a volte in antitesi a volte convergenti. Si deve resistere alle ingiustizie ed ai soprusi ovviamente, ma ci si deve adattare, con approccio resiliente appunto, ai cambiamenti ed alle trasformazioni strutturali con coraggio e creatività. Insomma, siamo corpi intelligenti e mutevoli: non dobbiamo essere escludenti: possiamo essere resistenti resilienti, senza difficoltà.
Che problema abbiamo oggi con la narrazione mediatica dei temi ambientali?
Si basa sulla paura, e punta ad un atteggiamento di retroguardia. Mettendo in moto sensi di colpa, ai quali in molti reagiscono con rigetto, sfogando con sfregio atteggiamenti volutamente antisociali e antiambientalisti. Se vogliamo far sì che ognuno nel suo quotidiano agisca in maniera virtuosa e metta in moto processi di adattamento efficaci (che poi tutti assieme fanno massa critica e reale cambiamento) allora dobbiamo proporre modelli e soluzioni creative, proattive e innovative. La bellezza ci tiene uniti e ci fa stare bene. Vale anche nell’ambiente naturale. E comunque per saperne di più, vi ricordo il panel dedicato al Giornalismo Ambientale, sabato 8, dalle 12.
A Bologna ci sono ottimi esempi di resilienza?
Molti, abbiamo frequentato per mesi i tavoli di Bologna Città Resiliente proposti dall’ex Urban Center (ora Fondazione per l’Innovazione Urbana) del Comune di Bologna. Decine e decine di progetti, start up e idee che circolano, spesso da sole, a volte in rete. Hanno solo bisogno a volte di uscire dai laboratori o dalle aule universitarie e circuitare di più nella società civile. Resilienze Festival è qui anche per questo, cercheremo di dare loro voce e corpo….
Il programma è enorme: ci date qualche consiglio sulle cose da non perdere e per non perderci?
Vi segnalo 6 cose, due per giorno. Venerdì, il panel arte e ambiente, per capire bene da vicino questo abbinamento virtuoso, dalle 16 e quello sulle esplorazioni estreme, ai confini del Pianeta Terra. Sabato, la resilienza alimentare, il rapporto virtuoso fra cibo, salute e ambiente, dove avremo la straordinaria partecipazione di Martina Grimaldi, dalle 11.30 e in serata la sonorizzazione live di Planet Ocean, che racconta lo stato delle acque della Terra mettendo in scena un meraviglioso spettacolo e un grido d’allarme: da una parte la bellezza del mondo sommerso e il dinamismo affascinante di tutto ciò che vi naviga sopra, dall’altra i pericoli dello sfruttamento ittico intensivo, dell’inquinamento industriale delle acque, dell’estinzione di molte specie. Infine domenica, ultimo giorno di festival, vi segnaliamo la Resilienza Buona, dalle 10 al tramonto, incontreremo produttori agricoli del territorio per conoscere i prodotti, le idee, le filiere sostenibili e le nuove pratiche di produzione e consumo resiliente. E prima delle proiezioni del bando cinematografico e delle premiazioni dei finalisti, faremo un viaggio intorno al mondo con Stefano Liberti, autore dei Signori del Cibo, che porterà sul palco, accompagnato da parole e video, le 4 filiere alimentari che hanno reso celebre il suo lavoro di ricerca.
Insomma, tanta roba sul piatto, l’importante è che gli ingredienti siano genuini, buoni, puliti e giusti, poi il resto viene da sè.
Tutto il programma su resilienzefestival.it