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Cosa ho capito di questa estate 2020 grazie alle hit della musica italiana

Election day in salsa pop: la classifica dei tormentoni che ci hanno perseguitato alla radio per dire addio alla bella stagione, da domani piove.

Scritto da Fulvio J. Solinas il 21 settembre 2020
Aggiornato il 1 ottobre 2020

Come ogni anno mi sarebbe piaciuto eleggere il tormentone dell’anno: le uniche elezioni che abbiano ancora un senso. Per questo motivo mi sono staccato dalla mia consueta placenta musicale fatta di recensioni, podcast, fughe di mezzanotte nei meandri del web, cd meticolosamente masterizzati e mi sono tuffato nel magma incandescente delle radio italiane. Volevo che fosse un ferragosto tricolore, da cantare a squarciagola dal terrazzo di un palazzone affacciato sul mare, che fosse spiagge e sole, cuore, amore e quelle cazzate lì. Cosa ho capito? In fin dei conti siamo all’inizio di un nuovo decennio, qualcosa dovrà succedere, mi sono detto. Dopo il decostruttivismo lessicale di Young Signorino, che giustamente ripartiva dall’abc, cosa si inventeranno? In quel caso era il 2018. Questo è il 2020. Scegliendo il disordine totale come categoria espositiva, parto da un altro collega face-tatuato, Achille Lauro. “Bam Bam Twist” esce il 18 giugno e va in heavy rotation. Prima di leggere il titolo (cioè adesso, mentre scrivo) ci si chiedeva: “ma dice proprio bamba?”. “Noo, ma è chiaro c’è un riferimento…”. Dubbi amletici. Comunque sia, siamo ancora dalle parti della retromania citazionista al quadrato, parola che ci sta sulla bocca da dieci anni e ci spiega bene come questo decennio sia praticamente passato invano, in ambito pop. Frullatone: intro vagamente new wave, poi chitarrina surf, ritmo twist, polaroid che sfilano sbiascicate, zoo di Berlino, Tarantino, De Niro, adrenalina, “svuoto le tasche e mi riempio di te”. Nichilismo patinato, edulcorato, perfetto per un motel ad ore. D’altronde questa cosa del super pop da classifica è un forma di prostituzione soft, appaga i nostri sensi per una botta e via, e Achille Lauro ce lo messaggia abbastanza esplicitamente, con un sms, giusto per essere un po’ vintage. In confronto al resto sembra avanguardia.

La vera bomba dell’estate per me è  “Guaranà”: la cassa pesta, volume appalla. E poi devo dirlo, sta cosa della tequila è da un po’ che sento dire: “adesso è di moda, se apriamo un locale che fa solo tequila spacchiamo”. Quindi: “ok tequila”, ma in più c’è l’elemento esotico, altro che bamba, robe naturali: guaranà! Non ho ancora provato il mix suggerito dagli autori, ma la canzone di Elodie ormai l’ho già sentita in tutte le salse. Non prendo guaranà da quella volta che dovevo consegnare la tesi di laurea e mi ero convinto che farmi tisane di guaranà avrebbe compensato la stanchezza dovuta ai bonghi. Ma da questa canzone ho imparato qualcosa: che la generazione Z ormai sta sviluppando (finalmente) una certa insofferenza nei confronti degli smartphone (Te lo spacco quel telefono oh oh) e che la musica italiana già sogna in grande in ambito internazionale (vincere un oscar o un grammy). Milano è bella senza veli. Occhio però. Il guaranà va alla grande: is the new prezzemolo. Ad esempio c’è una tipa, Gaia (ex concorrente di X-factor e Amici) che lo mette dentro al “gin con l’acqua tonica”. La canzone che si intrufola tra quelle dei big si intitola “Coco Chanel”: praticamente Gaia ha una relazione complicata con sto tipo e con se stessa. La ragazza è un po’ smonata, è indecisa “tra il muay thai e il karate” e il tipo le parla un sacco di Coco Chanel. Coco Chanel. La canzone finisce per entrare in testa. Come se bastasse insistere su un nome famoso e chic per accalappiare l’ascoltare. Magari quando avranno finito con gli stilisti e con i frutti esotici, un giorno passeranno ai filosofi: in un futuro non troppo lontano potremmo avere le hit che nominano Gurdjieff oppure Sartre…

Coco Chanel, Coco Chanel, Coco Chanel

Digressioni a parte Elodie è proprio la regina dell’estate: con Takagi & Ketra ha fatto anche il remake del Ciclone. Roba gigiona, con innesti di vocalizzi Gypsy King e di cantato spagnolo con questa Mariah che è un astro nascente del trap-reggaeton. Con questa hit estiva non ho imparato niente, se non che sono andati a riesumare addirittura Pieraccioni e che Elodie è devastante.

Elodie nei panni di Natalia Estrada con i due produttori.

La mia personale classifica dei tormentoni prosegue snocciolando voci femminili a gogo. La cassa dritta e i suonini di tastierina funzionano anche nel singolo di Annalisa, che celebra la nitelife formato domestico in tempi di pandemia: “Ti dico ciao e non parti, house, party”. Insomma qua, non serviva un genio e nemmeno una canzone per capirlo, anche il sesso è finito in quarantena e si fa tutto in casa, quasi sempre con l* stess* trombamic*. Sarebbe bello confrontare la curva dei contagi, in rapporto con quella delle malattie veneree: potrebbe essere una bella inchiesta di quelle inutili che piacciono al magico mondo dell’internet. “E nel cortile di casa i colori di Rio De Janeiro”…praticamente potrei dirvi che questa canzone ci insegna ad apprezzare le cose che diamo per scontate (i trombamici e i cortili di casa), ma in realtà penso che il Brasile ci sia finito perché se non ci metti un po’ di sudamerica nei pezzi pop italiani non funzionano. E c’è chi il caldo e i Caraibi non ha bisogno di evocarli perché ce li ha sotto casa: altro tormentone da playlist. Quello vero. «Voglio l’aria di mare, il sole sulla faccia». Bravo! È quello che voglio anche io! I Boomdabash arrivano dal Salento e il reggeaton possono benissimo cantarlo nel loro dialetto. Poi si aggiunge Alessandra Amoroso e ci piazza un super ritornello che trova il suo climax nell’abbinata inedita del “Karaoke Guantanamera”. Vorrei trovarmi talvolta nello stato di psichedelia tale da unire questi due concetti. Penso sia questo, alla fine, il vero potere del pop italiano e delle sue hit: congiungere come in un multiverso strati di realtà apparentemente distanti tra loro, il guaranà con la tequila o con il gin, il karaoke giapponese con Cuba.

Ai confini con il reggaeton ci sta anche la strana coppia Elettra Lamborghini, Giusy Ferreri con la Isla: il tema in questo caso, che spero ci trasformi tutti in persone migliori e meno venali, riguarda la superiorità dell’amore sui soldi e sugli aspetti materiali. La mamma di Elettra si raccomanda alla figlia di evitare gente senza cash, ma poi arriva, quasi come una voce della coscienza, il controcanto rauco della collega: “Se stai con me, me, me, ti giuro, Non ho più bisogno di niente”. Lessico ancora sbiascicato e discorso sconnesso. Come se vi raccontassi la mia vacanza dicendo: “etruschi e sushi di lago, cascate calde di zolfo sulla pelle e cinghiali, papi, salite, strade a caso e la radio che va”. Ci sarebbe anche questa Baby K, che pare vada forte nel settore, assieme a Chiara Ferragni, ma devo dire la verità “Non mi basta più”, penso di non averla mai sentita, e se per caso la stavano trasmettendo probabilmente ho cambiato canale. Non pervenuto nemmeno Tommaso Paradiso. A tutto c’è un limite. Anche al pop.

Bimbi per Strada

p.s. “E Ghali non lo metti?” Brava. “E Fedez?” Questa classifica ha tralasciato un po’ di maschietti, ma rimedio subito. Di Fedez non dico niente se non che il video di “Bimbi per strada” mi sembra prendere a piene mani dal visionario Floridada degli Animal Collective, realizzato nel 2016 dal collettivo Pffr e da Very Noise di Igorrr (possibile?): quindi, come volevasi dimostrare, non c’è formula pop che non scaturisca dalla masticazione e dalla rielaborazione, anche dopo qualche anno, di spinte creative che spesso rimangono sotto traccia, sotto pelle. Il problema poi è a che livello si arriva con la digestione. L’altra è che Fedez ha fatto sostanzialmente un’operazione “Puff Daddy”…prendere quelle tre note di Children di Robert Miles è come puntare su tutti i numeri della roulette prima di giocare. Ghali invece mi ha insegnato ancora una volta a non fidarmi troppo di me stesso, della mia percezione delle cose. Ho continuato a canticchiarla così la sua hit: “Bell’atmosfera, ti prego non mi uccidere il moonlight“. Immaginavo l’estate e il mare illuminati dalla luce tenue della luna, vi prego non uccidetemi il mood dai